Navigare nel corso della storia della comunità gay di Venezia può essere paragonato ad un viaggio lungo i suoi tortuosi canali. Questa illustre città di mare, divenuta un centro culturale florido, racconta una storia ricca e stratificata.
Esplorare le narrazioni nascoste della comunità queer di Venezia ci permette di cogliere un aspetto diverso di questa affascinante città, un reticolo di storie che si snodano attraverso i secoli, spinte e modellate dalle correnti del cambiamento sociale e culturale.
Dalla consultazione di archivi e documenti ben conservati, emerge da questo nostro articolo un affascinante ritratto di una sottocultura queer che risale al Medioevo e al Rinascimento, con luoghi di ritrovo e vita sociale ben definiti. Queste testimonianze, a volte tragiche, a volte eroiche, ci svelano l’essenza stessa di una città che ha sempre saputo reinventarsi, in ogni epoca e circostanza.
In questa lunga e avvincente narrazione, troverete un approfondimento sulla figura del travestitismo nelle maschere a gatto durante il Carnevale di Venezia, un periodo in cui la legge chiudeva un occhio e permetteva agli uomini di esprimere liberamente la loro sessualità. Seguiremo la storia della prostituzione maschile a Venezia, fino all’arrivo del turismo sessuale omosessuale, e scopriremo come la città sia riuscita a sopravvivere e a prosperare nonostante i cambiamenti storici e sociali, dal medioevo al fascismo fino ai nostri giorni.
Questo articolo ti invita a immergerti in una Venezia gay che non molti conoscono, e a scoprire un mondo che si cela dietro la splendida facciata dei palazzi dorati e delle acque degli intricati canali.
Medioevo e Rinascimento: dalla persecuzione alla cultura del mascheramento
Nel Medioevo, la pratica della “sodomia” era considerata un peccato punito pesantemente dalla Chiesa Cattolica. Ci sono documenti che attestano come le persone queer di ogni ceto sociale, nella Venezia del 1400, furono messe al rogo per aver avuto relazioni con persone dello stesso sesso. Le autorità condannavano e perseguitavano i cosiddetti “sodomiti”, creando un clima di paura e repressione.
Rolandina Roncaglia, la prima persona trans* di cui abbiamo notizia in Italia, che per sette anni visse come donna prostituendosi, purtroppo fu scoperta e messa al rogo il 28 marzo 1355 (fonte: “Italia Arcobaleno” di Giovanni dall’Orto).
Nonostante queste condanne, la vita gay underground di Venezia era molto attiva. Gli uomini utilizzavano delle maschere per nascondere la propria identità e sottrarsi così al giudizio e alle persecuzioni. Questa strategia di mascheramento divenne una parte fondamentale della sottocultura omosessuale veneziana, permettendo alla comunità di esistere e prosperare, nonostante le sfide.
La maschera della Gnaga
La cultura del mascheramento raggiungeva il suo apice durante il Carnevale di Venezia. Gli uomini gay e bisessuali riuscivano ad aggirare le leggi della città in questo periodo dell’anno, quando molte regole venivano ignorate. Le leggi contro i comportamenti impropri non venivano attuate, se la persona che stava commettendo l’atto indossava una maschera. In particolare, gli uomini gay e bisessuali adottavano una maschera da gatto e si vestivano con indumenti femminili. Ci stiamo riferendo alla maschera della Gnaga, che esiste tuttora: si tratta, come spiega bene Giovanni dall’Orto a pagina 200 del saggio “Italia Arcobaleno, di “un maschio vestito da donna, che copre il volto con una mezza maschera da gatto, e gira per la città emettendo i richiami lamentosi dei gatti in calore, facendo proposte esplicite ai passanti. A volte porta al braccio una cesta di gattini miagolanti”.
Questo mascheramento permetteva agli uomini gay e bisessuali di quell’epoca di incontrarsi e dormire insieme in incognito, evitando così le persecuzioni.
Il ponte delle Tette: la concorrenza tra prostituzione maschile e femminile nel Rinascimento veneziano
Nel periodo di fine Rinascimento, la popolarità dei prostituti maschili a Venezia raggiunse livelli tali da surclassare persino le cortigiane. A tal punto che la comunità delle prostitute, preoccupata per l’impennata della prostituzione maschile, richiese l’intervento del vescovo Antonio Conarini.
In risposta a queste preoccupazioni, fu concesso alle prostitute di esporre il loro seno in specifiche aree della città. L’obiettivo di questa misura era di accentuare la loro femminilità e quindi di contrastare l’attrattiva dei prostituti maschili, delle persone transgender e dei travestiti. Per ricordare questa particolare pratica, uno dei ponti nella zona a luci rosse della città fu ribattezzato “Ponte delle Tette”, un nome che persiste ancora oggi.
NeI Rinascimento venne, in particolare, alla luce la presenza di una ben più strutturata sottocultura omosessuale a Venezia. La comunità gay veneziana trovò il suo rifugio in luoghi sotterranei e segreti della città, in negozi di barbieri, pasticcerie, osterie e terreni non edificati. Le autorità e la Chiesa erano consapevoli di queste attività e cercarono di reprimere queste pratiche, emanando leggi per la sorveglianza di tali luoghi. Nonostante le continue persecuzioni, la comunità omosessuale di Venezia non solo sopravvisse, ma continuò a fiorire, contribuendo a creare una cultura fremente e, al contempo, resistente.
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Libertinismo: la crescita della comunità queer nell’aristocrazia di Venezia
Durante il XVI e XVII secolo, un’ondata di pensiero laico e materialista, conosciuta come “libertinismo“, permeò l’aristocrazia della Serenissima. Questa corrente filosofica sosteneva l’indulgenza nei piaceri fisici e negava l’esistenza di qualsiasi crimine sessuale, a eccezione dello stupro. Questo periodo segnò una svolta significativa nella storia LGBTQ+ di Venezia, con l’omosessualità che iniziava a diventare più visibile e accettata.
Con l’avvento del XVIII secolo, i processi per omosessualità divennero meno frequenti e la vita omosessuale si manifestò ancora più apertamente. I prostituti maschi diventarono sempre più numerosi, spesso visti passeggiare in Piazza San Marco. Venezia divenne un luogo di riferimento per il turismo omosessuale, attirando visitatori da tutta Europa.
Dal XVIII al XIX Secolo: l’ascesa di Venezia come meta del turismo omosessuale
Tra il XVIII e il XIX secolo, Venezia subì una notevole trasformazione socio-culturale che la vide emergere come una delle principali destinazioni del turismo omosessuale. In questo periodo, la prostituzione maschile divenne una pratica sempre più diffusa e accettata, raggiungendo un picco nel 1700 e 1800.
Tuttavia, l’evento più significativo di questo periodo fu la decriminalizzazione dell’omosessualità nel 1889, grazie all’adozione del codice penale Zanardelli. Questo passo legislativo rappresentò una svolta storica, liberando la città da una lunga tradizione di repressione e innescando una nuova era di libertà e accettazione per la comunità LGBTQ+.
Con la decriminalizzazione dell’omosessualità, Venezia divenne una destinazione molto attraente per gli uomini gay e bisessuali facoltosi di tutta Europa. Molti di questi erano persone che fuggivano da Paesi dove l’omosessualità era ancora perseguita e stigmatizzata, soprattutto dal Nord Europa. Arrivarono a Venezia attratti non solo dalla sua ricca cultura e dalle sue numerose attrazioni turistiche, ma anche dall’opportunità di esplorare liberamente la propria sessualità senza paura di persecuzione. In particolare, la pratica comune della prostituzione maschile, spesso associata ai gondolieri, divenne un importante elemento di richiamo.
La reputazione di Venezia come una sorta di “capitale del turismo sessuale” si consolidò durante questo periodo. Secondo lo storico Beccalossi, ciò fu dovuto a una serie di fattori. Tra questi, la lunga tradizione democratica della città, con il doge eletto dal popolo, giocò un ruolo importante. Allo stesso modo, la cultura delle cortigiane, menzionata anche dallo scrittore Lord Byron nelle sue opere, contribuì a creare un’immagine di Venezia come città di piaceri liberi e sofisticati. Infine, la posizione strategica di Venezia e la presenza del suo porto, che facilitava l’arrivo di mercanti, marinai e viaggiatori, contribuirono a farne una destinazione internazionale di primo piano.
Le difficoltà durante il fascismo e la rinascita nel dopoguerra
Con l’ascesa del fascismo all’inizio del XX secolo, l’esperienza degli omosessuali in Italia e, in particolare, a Venezia, subì una trasformazione drastica. Se fino a quel momento gli omosessuali avevano goduto di una certa accettazione nella città lagunare, l’arrivo del regime fascista portò a una radicale inversione di tendenza. Venezia perse la sua reputazione liberale e molti omosessuali furono costretti a cercare rifugio in altri luoghi, come il Marocco, dove potevano vivere più liberamente il loro orientamento sessuale.
Durante il regime fascista, la vita omosessuale a Venezia fu segnata dalla repressione e dalla paura. Questo periodo oscuro rappresentò un brusco arresto rispetto al fermento culturale e sociale che aveva caratterizzato gli anni precedenti.
Tuttavia, con la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale, la comunità LGBTQ+ di Venezia conobbe una nuova fase di rinascita. Il dopoguerra fu un periodo di rinnovato sviluppo per la vita omosessuale nella città, un movimento alimentato sia dai residenti locali che dai turisti.
Nonostante questo, a partire dagli anni ’80, una combinazione di esodo della popolazione e di un atteggiamento sempre più intollerante da parte delle autorità ha progressivamente escluso Venezia dal circuito del turismo gay. La situazione è migliorata solo negli ultimi decenni, con l’avvento dei social media che hanno contribuito a dare nuova vita alla scena gay veneziana, offrendo nuove opportunità per l’interazione e la visibilità per turisti e studenti LGBTQ+ residenti a Venezia.
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Venezia oggi: una rinascita della vita LGBTQ+
Oggi, Venezia è testimone di una rinascita della vita LGBTQ+. Da città che un tempo perseguitava gli omosessuali, Venezia si è trasformata in un centro globale per la comunità queer. Questo cambiamento si riflette anche nell’ambito culturale, con l’introduzione del Queer Lion, un premio dedicato ai film a tematica queer al Festival del Cinema di Venezia, confermando il cambiamento radicale nell’atteggiamento della città nei confronti della comunità LGBTQ+.
A Venezia, inoltre, ogni anno c’è il Pride, conosciuto ultimamente come Laguna Pride, un’intera giornata di celebrazione della comunità LGBTQIA+ veneziana e non solo.
L’immaginario della Venezia gay nella letteratura
L’immaginario omosessuale di Venezia ha profondamente influenzato la letteratura. Opere come “Morte a Venezia” di Thomas Mann e “Il desiderio e la ricerca del tutto” di Frederick Rolfe, offrono uno spaccato della vita omosessuale nella città durante la Belle Époque.
“Morte a Venezia” (1912) di Thomas Mann è una delle opere letterarie più influenti del ventesimo secolo, da cui è stata creata una trasposizione cinematografica ad opera del regista Luchino Visconti nel 1971. Il romanzo di Thomas Mann racconta la storia di un anziano scrittore tedesco che viaggia a Venezia e si innamora perdutamente di un giovane ragazzo polacco. Il desiderio proibito del protagonista e l’ambientazione affascinante della città lagunare concorrono a creare una rappresentazione queer della Venezia dell’epoca.
Un altro importante contributo alla letteratura omosessuale è “Il desiderio e la ricerca del tutto” di Frederick Rolfe (scritto nel 1909 e pubblicato nel 1934). Quest’opera che mescola erotismo, persecuzione, egocentrismo e afflussi religiosi ed esoterici, è incorniciata dallo sfondo languido e pittoresco di Venezia del periodo della Belle Époque. Il titolo evoca il concetto platonico della metà perduta, dell’amore ideale che completa l’essere umano.
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Venezia e il suo complesso percorso LGBTQ+
La storia della Venezia gay è estremamente complessa e sfaccettata. Ha avuto inizio in un’epoca di profonda repressione e persecuzione, con maschere e segreti che costituivano l’unica difesa contro la censura e le sanzioni. Nonostante le difficoltà, una vivace sottocultura omosessuale è riuscita a prosperare, approfittando di qualsiasi spiraglio di libertà che riusciva a trovare.
Col passare del tempo, la città ha attraversato un’epoca d’oro del turismo omosessuale, diventando un rifugio per coloro che cercavano libertà e accettazione. Ma ha dovuto anche affrontare momenti bui, come l’ascesa del fascismo, che hanno portato nuovamente la comunità LGBTQ+ sotto la minaccia della repressione.
Oggi, Venezia si impegna a celebrare la comunità LGBTQIA+ e a riconoscere la sua ricca cultura, sia con il Pride annuale della città sia con offerte culturali ad hoc.
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