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Vacanze gay: sulle orme di Ray Caesar a Toronto

Redazione by Redazione
22 Aprile 2022
Reading Time: 3 mins read

Se siete degli appassionati di arte e siete alla ricerca di vacanze gay all’insegna di una meta oltre oceano, Toronto è la città che fa al caso vostro. Oltre a essere una meta friendly e accogliente, è la città di uno dei più noti artisti digitali del nuovo secolo: Ray Caesar.

Vacanze Gay e arte: Ray Caesar

Ray Caesar (Londra, 1958) è oggi conosciuto come uno dei protagonisti indiscussi dell’arte digitale. Le sue immagini sono create utilizzando un software di modellazione 3D chiamato Maya e rappresentano una realtà patinata e allo stesso tempo annunciatrice di inquietudini. I corpi che l’artista progetta e che abilmente ricrea (grazie all’esperienza professionale nel mondo degli effetti speciali e dell’animazione) ci restituiscono infatti la straniante leggiadria di un’anatomia stravolta e chirurgizzata.

Il soggetto privilegiato di Caesar è quasi sempre il mondo femminile, o meglio quello della fanciulla, una giovane femme fatale ancora un poco immatura ma allo stesso tempo resa più pericolosa dal contrasto della sua giovane (o quasi infantile) età con le atmosfere oniriche, sadiche ed erotiche di cui è protagonista. Si tratta di un’ostentata ingenuità che, quando non anticipa davvero dei rischi pericolosissimi, riempie di ombre luminose e torbide tutte le inquietudini che hanno residenza nell’inconscio. Le opere di Caesar sono impregnate di un’estetica portatrice di precisi riferimenti a arti, opere e stili di diverse epoche storiche: dal gusto per il descrittivismo della pittura fiamminga e olandese del Rinascimento, alle eleganti e raffinatissime atmosfere del Rococò francese, fino al Surrealismo e alla cultura giapponese del secolo passato; o ancora l’universo visionario di cineasti come Alfred Hitchcock e Tim Burton.

Biografia

La biografia dell’artista ci può aiutare a comprendere meglio l’aspetto sensualmente crudele di cui è pervasa la sua opera. Nato a Londra, l’artista si trasferisce in tenera età in Canada insieme alla famiglia, che presto sceglierà di stabilirsi definitivamente a Toronto. In questa città Caesar, dopo diversi approcci da autodidatta all’espressione artistica cominciati già nell’infanzia, si iscrive al The Ontario College of Art.

Il suo immaginario figurativo prenderà slancio quando si ritroverà a svolgere un’esperienza lavorativa presso il dipartimento di documentazione fotografica del The Hospital For Sick Children di Toronto, dove fu occupato dal 1980 al 1997. In quegli anni passati nell’ospedale infantile Caesar si ritrovò continuamente a contatto con il dolore della malattia e con le operazioni chirurgiche messe in atto per lottarvi contro. Un’esperienza della quale l’artista ha saputo esaltare un’impattante potenza visionaria che ha dato alle sue eroine una patina morbosamente malsana, compromessa, come se esse fossero schiave consapevoli di qualche feticcio, disagio o dipendenza.

Di contro, cercando di addentrarci in quelle atmosfere, troviamo essenzialmente la dolcezza sgualcita, la sensualità vagamente vampiresca o autolesionista, l’impunità di ninfette orgogliosamente dedite a eleganze sopraffine, un po’ deliziose o magari leziose, e un po’ cerebrali, come nella migliore pittura muliebre Rococò; e soprattutto sono presenze funeree, sempre pronte a rendere invitante qualsiasi memento mori con una grazia fané che sembra tutt’altro che svigorita, forse perché esse sono le discendenti dirette di molte delle inquiete eroine romantiche e decadenti, se non già desadiane.

Secondo quanto suggeriscono le stesse parole dell’artista nel suo personale website, è possibile interpretare la ricreata antropologia figurativa delle sue eroine come una riflessione sulle ossessioni del suo passato, delle quali pratica una sorta di stilizzazione; che è poi una sorta di rivincita, una rivalsa di liberazione forse un poco turbolenta ma necessaria, segnata da deformità grottesche che in fondo sono le nostre inevitabili cicatrici.

Probabilmente è questo il modo che permette a quelle fanciulle perdute di prendere coscienza di qualche potere della loro anima, che diventa sempre più temeraria e che potrebbe persino dimenticare le ferite dell’innocenza della fanciullezza; ma forse soltanto a patto di masticare una qualche sottile ed elegante forma di ferocia catartica.

di Calogero Pirrera

Immagine cover: Ray Caesar, Adieu Adieu, 2018, Ray Caesar/Gallery House

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