Sono stato fra i più entusiasti nel commentare, anzi meglio festeggiare, l’entrata in vigore della legge Cirinnà sulle Unioni Civili.
So bene che non è esauriente e completa e che sullo sfondo restano le legittime richieste di arrivare al matrimonio ugualitario e al diritto di adozione anche per le coppie gay. Ma dopo dodici anni di battaglie durissime, alle volte feroci per volontà degli oppositori, ho trovato incomprensibili le posizioni intransigenti e di rifiuto di chi si è mosso all’insegna del “tutto o niente”, del “tanto peggio, tanto meglio”. La democrazia liberale prevede percorsi riformisti graduali che, sempre, portano alla fine al risultato pieno. Ma il cammino va intrapreso, dopo di che tutto diventa più facile e quasi inevitabile, nella direzione giusta. Esulto dunque felice e augurale nel vedere il moltiplicarsi delle convivenze gay e lesbiche che in tutta Italia stanno trovando pubblica celebrazione e pieno riconoscimento legale. Un enorme conquista, tardiva e parziale rispetto al resto del mondo civile, ma risolutiva per il nostro Paese troppo a lungo a sovranità laica limitata. Indietro, statene certi, non si torna.
Ne parliamo anche su queste pagine perché si tratta non solo di un grande passo avanti sul piano dei diritti civili e legali del nostro popolo, ma perché è forte il segnale che abbiamo dato sul versante del costume e delle abitudini quotidiane. L’omofobia è tutt’altro che sconfitta definitivamente, ma la naturalezza che d’ora in avanti accompagnerà la vita delle coppie omosessuali regolarizzate, e la relativa visibilità più facile anche per le altre, produrrà serenità, benessere, possibile condivisa felicità collettiva. La sconfitta dei reazionari e dei discriminatori, che possiamo ben definire sostanzialmente definitiva, esclude nuove tossiche fiammate di contrapposizione e divisione. Mi aspetto, e qui entrano direttamente in ballo gli interessi e gli sforzi imprenditoriali di chi legge questo magazine anche per lavoro, che aumenteranno rapidamente gli esercizi pubblici che troveranno il coraggio di esporre la bandiera arcobaleno per esprimere la loro apertura a tutti, popolazione LGBT compresa. E dunque si avvicina finalmente il momento di cogliere il tanto atteso boom del turismo gay dichiarato nel nostro paese, trainato dalla possibilità di celebrare unioni d’amore e di vita nei luoghi più amati e sognati del mondo intero. Se ne avvantaggeranno coloro che hanno faticosamente preparato ai margini questa svolta, gli altri seguiranno. Ne riparleremo presto.
Alessandro Cecchi Paone