Coming out, adolescenza, bullismo e meange familiari. Stefano Antonini ha scritto un libro forte, intenso e destabilizzante, un romanzo attuale che parla al cuore di tutti, giovani e meno giovani. Con il titolo di ‘Torna. Lettera di un padre al un figlio omosessuale’, edito a Astro Edizioni, l’autore racconta l’omosessualità e la coscienza di noi stessi attraverso gli occhi e l’amore di un padre. Un libro che è un vero successo e Stefano Antonini, educatore e artista emiliano, spiega a noi di QMagazine, cosa ha significato per lui rapportarsi a un tema così importante
Partiamo dal principio. Perché hai scritto ‘Torna. Lettera di un padre al figlio omosessuale’?
Nella vita sono un educatore. Uso i linguaggi espressivi, come la pittura, il teatro e la musica, in tutte le situazioni in cui è richiesta la mia figura. Spesso e volentieri mi trovo a contatto con molti ragazzi che si trovano a dover affrontare una serie di problemi e io, come educatore, entro in gioco. Attraverso una serie di laboratori permetto di far esprimere tutto quello che pensano. Nonostante mi occupo sia di giovani che di persone adulte, ho preferito che il libro si focalizzasse sull’adolescenza. Il libro è nato per caso, proprio mentre al telegiornale ascoltavo la vicenda di un giovane di Roma. Bullizzato a scuola e senza l’appoggio dei genitori, si toglie la vita in un modo orribile. Quella per me è stata una notizia devastante. Mi sono posto io stesso una domanda: ‘Perchè devo vedere e ascoltare notizie di questo tipo?’ Da qui è nata la voglia di scrivere. Ho pensato di amplificare ancora di più la mia voce sull’argomento.
Quindi è un libro che racchiude tutte le storie che hai ascoltato?
Si, esatto. Ho cominciato a studiare, a sentire la gente che avevo intorno per cercare di capire come poter ovviare al problema. Di fondo c’è un disarmante incomunicabilità, ma se dai miei laboratori ho visto che il problema dei ragazzini riuscivo a risolverlo, o quanto meno ad alleviarlo, ho pensato che mettere queste idee nero su bianco potesse essere il modo giusto per lanciare un forte messaggio. Così da poter aiutare chi si trovasse nei guai. Ho visto questo libro come uno strumento per raggiungere quanto più utenti possibili.
E come è stato accolto il tuo lavoro?
Come esordiente in questo campo non avevo nessuna casa editrice di riferimento. Invece la Astro Edizioni è stata ben favorevole nell’adottare il testo. Hanno creduto in me e, soprattutto, negli argomenti che ho trattato. La cosa straordinaria è che, nel giro di un anno, grazie alla pubblicità e al passaparola sui social, il libro ha venduto più di 1500 copie. Per uno scrittore come me è stata una grande vittoria. Questo poi di fatto è il primo romanzo in assoluto che ho scritto e che ho pubblicato. Credo di aver toccato i fili giusti.
Al di là delle copie vendute, il pubblico e i lettori come hanno reagito di fronte a tematiche così scottanti?
Ci sono state diverse presentazioni in molte associazioni dell’Emilia. E il bello è stato proprio parlare di bullismo e coming out non solo ai giovani, ma anche a persone adulte. Ho trovato di fronte persone molto reattive, molto interessare all’argomento e credo che questa sia la mia più grande vittoria. Una gioia che non si può descrivere. Di questa avventura mi è rimasto impresso un momento in particolare. Alla fine di una presentazione, un padre che era lì presente, si è alzato e ha ringraziato pubblicamente tutti, affermando di aver trovato una comunità in cui finalmente non si parla solo di tette e di motori.
Secondo il tuo punto di vista, qual è stata la formula vincente del tuo libro?
Sono diversi i punti forti di questo romanzo. Non è solo la veridicità della storia, ma il fatto di aver raccontato le implicazioni di un coming out dal punto di vista di un genitore. Una scelta inedita, sicuramente. Una scelta che ha permesso al libro di poter affrontare sentimenti come rabbia e diniego, attraverso gli occhi e l’amore di un padre che ha per il proprio figlio. Ho scelto questa strada perché, di solito, uscire allo scoperto con il proprio genitore, è lo scoglio più difficile da sormontare.
‘Torna’ è un libro per i giovani? Per gli adulti o per entrambi?
Ha scatenato diverse reazioni: come figli che si schierano dalla parte del padre e viceversa. Ovviamente è stato un meccanismo studiato per poter mettere insieme tutte le storie avevo ascoltato nel corso del tempo, ma credo che il romanzo non abbia un target ben definito. È un libro necessario, perché alza il velo su un altro delicato problema dell’adolescenza.
Progetti futuri?
Ci sono diverse cose in ballo. Vorrei arrivare a parlare alle donne alla loro sensibilità.