Venerdi 12 giugno l’amministrazione Trump ha deliberato forti restrizioni verso l’accesso alle cure sanitarie da parte della popolazione transgender, favorendo, di fatto, condotte discriminatorie che lasciano trasparire pregiudizio e pressoché nessuna consapevolezza del concetto di equità sociale.
Nel 2016, l’ ‘Affordable Care Act’ di Obama nel definire che il servizio sanitario deve essere erogato e goduto senza alcuna forma di discriminazione in termini di razza, origini, sesso, religione, età, razza e colore’, approfondiva, con specifica norma, che per ‘sesso’ si intendeva ‘identità di genere’, e non biologica.
La norma alla quale afferiva la questione ‘sesso’ è stata revisionata dal Ministero della Salute americano, riportandola al concetto di ‘sesso biologico’, vale a dire che le cure sanitarie saranno erogate senza discriminazione tra ‘maschio e femmina’, tuttavia tenendo fuori, di fatto, il transgenderismo.
Il tempismo nel quale questa revisione interpretativa avviene non sembra casuale: si celebrava, proprio in quei giorni, il 4 anniversario della sparatoria al ‘Pulse Club’ di Orlando, durante la quale morirono 49 persone della comunità LGBTQ+.
Quest’ultima ha espresso immediatamente il proprio dissenso, mettendo in evidenza come la nuova interpretazione sia una concreta manifestazione di odio e non di tutela, in un momento in cui gli USA sono ancora nel pieno della pandemia Coronavirus. La restrizione dell’accesso alle cure, la paura di contrarre il covid-19 e la situazione di incertezza dominante a livello globale, potrebbero portare ad un ulteriore aumento di suicidi tra la popolazione transgender americana.