Non solo film e serie tv americane sono disponibili sul catalogo di Netflix, anche l’Italia si è guadagnata una fetta di visibilità. E grazie a Baby, tutto il meglio (e il peggio) della nostra contemporaneità, viene esportato anche all’estero. Si tratta del primo teen-drama realizzato e prodotto nel nostro paese in lingua italiana e indirizzato solo ed esclusivamente ai clienti di Netflix.
La prima stagione è stata condivisa lo scorso anno, la seconda è disponibile da venerdì 18 ottobre per una lunga e intensa maratona. Al centro della storia di Baby ci sono le vicende di Chiara e Ludovica. Loro sono due adolescenti romane che risiedono nel quartiere dei Parioli e frequentano uno degli istituti superiori più costosi della capitale. Quell’esistenza serena e tranquilla però cela un’oscura verità. Le due ragazze conducono una doppia vita: di giorno sono due studentesse modello che si dividono fra compiti a casa e primi batticuore, di sera diventano delle squille di alto bordo che si concedono alle voglie e alle perversioni di ricchi e facoltosi clienti.
Una scelta di intraprendere un percorso così pericoloso, guidato da un’insicurezza latente e da una voglia di crescere a tutti i costi, e vivere una vita al massimo, senza fermarsi mai. Una scelta quella di Ludovica e Chiara che si riflette sulle loro famiglie e su tutti i loro amici più stretti che, come le due protagoniste, cadono anche loro vittima delle insidie dell’età adulta.
Vista sotto questo punto di vista, Baby pare essere una serie rivoluzionaria, cruda, violenta e dissipata. In realtà non è altro che un teen-drama patinato, pop, cool e molto americanizzato, che alza il velo su gli usi e costumi dei giovani d’oggi. Si legge un ritratto disamorato, dissipato ed estremamente veritiero di un gruppo di ragazzi alle prese con il difficile passaggio verso l’età adulta. Le intenzioni sono molto positive peccato che la release finale è un po’ al di sotto delle aspettative. All’interno di Baby sono molti i temi che vengono dissezionati: come la prostituzione minorile, l’abuso di alcol e droga, l’omosessualità e l’accettazione di noi stessi. Tutti argomenti che si perdono in calderone di colpi di scena telefonati e fine a se stessi, che impediscono inevitabilmente allo show di fare il vero salto di qualità.
Baby è un puro e semplice guilty pleasure che trova spazio nel cuore del pubblico con facilità. Piace a chi è rimasto affascinato da serie tv del calibro di 13 ed Elite. Per gli altri? È puro semplice intrattenimento.