Un tempo per l’Islam l’omosessualità era una cosa di tutti i giorni, esattamente come per molte altre civiltà antiche, una su tutti, quella dei Greci.
Prima che fosse criminalizzata, l’omosessualità era una cosa accettata nella cultura islamica. Nell’Islam infatti ci sono numerose testimonianze di come i rapporti fra persone dello stesso sesso fossero frequenti, nell’ordine costituito delle cose.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che la civiltà islamica condivide le radici con molte culture, fra cui quella Greca, da cui prende in prestito molti usi e tradizioni. Come nella cultura Greca esistevano i rapporti fra erastes (l’amante adulto) e l’eromenos (l’amante giovinetto), così era uso fra gli islamici; gli “amrad”, i giovinetti ancora imberbi, diventavano spesso gli amanti di uomini adulti (“khatt”). Una volta che cresceva la barba, si diventava a propria volta “khatt” e si cercava un amante adolescente.
Sempre come nella tradizione Greca, capitava che alcuni si radessero per continuare a essere oggetto di desiderio da parte dei khatt. Anche loro erano integrati nella società: erano chiamati “mukhannas” e impiegati come servi dei profeti.
A questo punto non deve stupire se le famose vergini che attendono il musulmano nell’Aldilà non sono tutte di sesso femminile. Teniamo presente che il termine per “fanciulla vergine” è “hur” (“houris”), mentre per “fanciullo vergine” è “ghilman”; il Qu’ran dice che “i vergini immortali s’aggireranno fra loro per servirli”
Naturalmente l’Islam ha tanto in comune anche con l’ebraismo. Come la storia di Sodoma.
Due angeli arrivano a Sodoma per andare dal suo signore, Lot. Gli abitanti della città prendono d’assalto la casa di Lot, chiedendo a gran voce che i forestieri fossero consegnati perché potessero goderne.
Qui, tutti gli studiosi – islamici e non – concordano: Allah (Yaweh, Dio che dir si voglia) non distrusse Sodoma per via delle abitudini sessuali dei suoi abitanti – la sodomia, che prende il nome dalla città; bensì per la violazione dell’ospitalità.
Oltre alle testimonianze di omosessualità maschile, l’Islam fa anche riferimenti a quella femminile.
Purtroppo non ci sono molte testimonianze, dato che non è mai stato considerato qualcosa di cui tenere conto. Il termine è con cui ci si riferisce al sesso fra donne è “Sihaq”, “strofinarsi”.
Questa pratica è stata addirittura depenalizzata nel XVI Secolo nell’Impero Ottomano, forse proprio a causa del fatto che non era considerata un grande problema.
Si credeva addirittura che il sesso omosessuale fra donne potesse essere usato come una forma di cura, cosa che derivava dalle credenze mediche Greche.
Infine, secondo il folklore, al-Zarqa al-Yamama (la Donna dagli Occhi Blu di Yamama) si innamorò, ricambiata, della principessa cristiana Hind dei Lakhmidi. Quando al-Zarqa fu crocefissa, Hind si tagliò i capelli in segno di lutto e pianse fino alla morte. Molti libri parlano di coppie saffiche.
Ci sono inoltre prove che potessero contrarre anche una sorta di matrimonio, tramite un rito in cui si scambiavano a vicenda un giuramento di cura e di protezione.