Il concetto di “coming out“, l’atto di dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale e/o la propria identità di genere, ha attraversato un percorso complesso e profondo, intrecciando lotta per i diritti, linguaggi segreti e codici di espressione. Fin dai tempi di figure coraggiose come il giurista tedesco Karl Heinrich Ulrichs, che nel XIX secolo si oppose alle leggi “anti-sodomia”, la comunità LGBTQ+ ha affrontato sfide sia legali che culturali, spesso ricorrendo a linguaggi codificati per proteggere la propria identità e coesione interna.
Un esempio significativo di ciò si ritrova negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento nel Regno Unito, dove l’omosessualità era considerata illegale fino al 1967. Gli uomini gay utilizzavano il Polari, un gergo derivato da dialetti e lingue varie, compreso l’italiano, per comunicare in modo nascosto e sicuro, riconoscendosi tra di loro e sfuggendo alle possibili ripercussioni della legge e della società. Questo linguaggio idiomatico aveva radici che risalivano al dialetto Parlayree usato da pirati e gente di mare nel Mediterraneo che, attraverso diverse influenze linguistiche e culturali, si trasformò nel Polari usato a Londra. Era un gergo criptico che serviva come strumento di autoidentificazione, coesione e protezione per la comunità gay, specialmente in luoghi come le Molly Houses, taverne e locali segreti dove si riunivano.
Nel contesto americano degli anni ’70, il codice Hanky diventò un altro esempio di linguaggio segreto, dove fazzoletti colorati, indossati in specifiche posizioni, comunicavano desideri e identità sessuali all’interno della comunità queer. Sebbene le sue origini potrebbero risalire al XIX secolo tra cowboys e operai, il suo uso moderno iniziò come un modo per quelle persone gay e bisex di New York per comunicare le proprie preferenze sessuali senza attirare l’attenzione indesiderata.
Questi linguaggi e codici segreti, come il Polari e il codice Hanky, rappresentano la resistenza, l’ingegno e la solidarietà della comunità LGBTQ+ di fronte alla repressione. Ma con il tempo e l’evoluzione dei diritti, il coming out è diventato non solo un atto personale, ma anche un simbolo di protesta politica e celebrazione, come visto nelle parate del pride.
La storia del coming out, dalle sue origini nascoste e codificate fino alla sua manifestazione aperta e celebrativa, riflette il percorso di resistenza, riconoscimento e rivendicazione della comunità LGBTQ+ attraverso le epoche.
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Progressi e resistenze nei diritti LGBTQ+ nel mondo che rendono più o meno facile il coming out delle persone queer
La risonanza e l’importanza del “coming out” varia da un angolo all’altro del globo. Nelle società occidentali, il cambiamento sociale degli ultimi decenni ha visto la creazione di un ambiente più accogliente per la comunità LGBTQ+. Tuttavia, in molte altre parti del mondo esprimere apertamente la propria identità queer può rappresentare un grave rischio.
Paesi come la Russia, l’Uganda e la Chechnya hanno introdotto leggi che criminalizzano, in diversi modi, l’omosessualità o la “propaganda gay”. Questo costringe molti a vivere nell’ombra o a cercare rifugio in nazioni più tolleranti. Qui il coming out non è solo un’affermazione di sé, ma può anche rappresentare un coraggioso atto di resistenza contro un regime oppressivo.
Nonostante queste sfide, il coraggio di alcune persone e comunità ha portato alla nascita di movimenti di resistenza e sensibilizzazione. Un esempio è il film “Welcome to Chechnya“, che racconta gli sforzi di attivisti russi impegnati a proteggere e aiutare le vittime della persecuzione LGBTQ+ in Chechnya.
Ma il panorama non è tutto cupo. Ci sono stati passi avanti significativi in alcune regioni dell’Asia. In un evento storico per l’Asia Meridionale, il Nepal è diventato il primo paese della regione a riconoscere legalmente il matrimonio tra persone dello stesso sesso, sottolineando un cambiamento epocale. Questa decisione della Corte Suprema, che ha imposto al governo di registrare tutti i matrimoni tra persone dello stesso sesso, è stata accolta con entusiasmo dalla comunità internazionale.
Taiwan, dal canto suo, ha compiuto un ulteriore passo avanti, legalizzando l’adozione per le coppie dello stesso sesso. Questa mossa, formalizzata il 16 maggio 2023, dimostra l’impegno dell’isola nella promozione dei diritti LGBTQ+, e la sua posizione come baluardo di progresso in Asia.
Anche in India, c’è stato un progresso significativo. La decriminalizzazione dell’omosessualità nel 2018 ha segnato un cambiamento tangibile. Sebbene la società indiana affronti ancora molte sfide in termini di accettazione della comunità LGBTQ+, questo passo avanti sottolinea che il cambiamento è alla portata anche in contesti culturali e religiosi complessi.
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