Il viaggio è una delle esperienze più arricchenti nella vita di un individuo. Esso ci permette di allargare i nostri orizzonti, di immergerci in nuove culture e di entrare in contatto con storie e persone diverse. Ma per molti, la scelta di una destinazione non è semplicemente guidata dalla curiosità o dal desiderio di avventura. Essa è anche, e soprattutto, influenzata da considerazioni legate alla sicurezza personale e al rispetto dell’identità. Questo è particolarmente vero per i viaggiatori appartenenti alla comunità LGBTQ+, per i quali la selezione di una destinazione può comportare una serie di riflessioni e ricerche.
Una recente indagine condotta da Booking.com ha offerto uno sguardo approfondito su come questi viaggiatori percepiscono e vivono il mondo del turismo oggi. L’analisi, la più vasta mai realizzata dall’azienda su questo tema, ha portato alla luce dati e tendenze che mostrano sia i progressi compiuti nell’industria turistica, sia le sfide che restano da affrontare.
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L’ombra della discriminazione
La discriminazione nel 2023 rimane ancora un ostacolo significativo per molti viaggiatori LGBTQIA+. Le statistiche raccolte attraverso recenti sondaggi sottolineano questa problematica in modo piuttosto netto.
Circa l’80% dei viaggiatori LGBTQ+ ha dichiarato di considerare il proprio benessere e sicurezza quando scelgono una destinazione turistica. Questo dato, che ha visto un aumento rispetto agli anni precedenti, evidenzia quanto sia fondamentale per la comunità LGBTQ+ poter contare su informazioni chiare e trasparenti riguardanti l’atteggiamento delle varie destinazioni e strutture alberghiere nei loro confronti.
Ma non è tutto. Il 32% dei partecipanti al sondaggio ha riferito di essere stato vittima di stereotipi durante i viaggi. Questa percentuale sale drammaticamente quando si parla di persone che si identificano come genderfluid e genderqueer. Inoltre, vi è una quota significativa di viaggiatori che ha dichiarato di essere stata oggetto di comportamenti ostili, come sguardi insistenti, risate o addirittura abusi verbali. Queste situazioni sono ancora più problematiche per viaggiatori che si identificano come pansessuali o lesbiche.
A rendere ancora più preoccupante questo quadro è il coinvolgimento delle forze dell’ordine: circa l’11% dei viaggiatori LGBTQ+ ha riferito di essere stato minacciato o intimidito da agenti di polizia o altre figure istituzionali. Tra le persone trans*, questa percentuale cresce in modo allarmante.
La discriminazione nel turismo è un problema sistemico che va oltre la semplice mancanza di accoglienza; si tratta di un’urgenza che richiede una strategia integrata che coinvolga tutti gli stakeholder del settore. Dalle politiche pubbliche all’azione delle singole strutture ricettive, dal ruolo dei media alla responsabilità di ogni viaggiatore, tutti abbiamo un ruolo da giocare nel combattere questa piaga.
In questa lotta, la consapevolezza è il primo passo verso il cambiamento. Solo quando riconosciamo la portata e la gravità della discriminazione possiamo iniziare a elaborare soluzioni efficaci e strategie di lungo termine per creare un ambiente turistico che sia veramente aperto e inclusivo per tutti.
L’importanza del cambiamento nel settore turistico: un imperativo etico e sociale
Il panorama attuale dei viaggi e del turismo impone una riflessione profonda sulle pratiche e le politiche del settore. L’industria non può più permettersi di rimanere statica o indifferente di fronte ai dati allarmanti sulla discriminazione e la marginalizzazione che colpiscono i viaggiatori LGBTQIA+. Ignorare queste realtà sarebbe non solo eticamente inaccettabile, ma anche controproducente dal punto di vista commerciale, dato l’incontrovertibile potere d’acquisto della comunità queer.
La responsabilità di creare un ambiente inclusivo non è solo un dovere delle strutture alberghiere, ma anche delle agenzie di viaggio, delle compagnie aeree, dei fornitori di servizi turistici e, in ultima analisi, dei governi. È necessario un approccio olistico che parta dalla formazione del personale, che spesso è la prima linea di contatto con i viaggiatori, e che abbia come obiettivo finale la creazione di una cultura di inclusività e rispetto.
Questo cambiamento implica anche l’adozione di politiche anti-discriminazione rigorose, l’implementazione di protocolli che prevedano la segnalazione e la gestione di episodi di discriminazione e, non da ultimo, una comunicazione chiara e trasparente sulle iniziative intraprese per garantire un ambiente sicuro e accogliente per tutti.
La creazione di partnership con organizzazioni LGBTQIA+ e con altri enti che lavorano per la promozione dei diritti umani può essere un altro passo fondamentale per sensibilizzare e educare sia il personale che la clientela. Seminari, workshop e altri eventi educativi possono servire come piattaforma per discutere e affrontare apertamente le problematiche, riducendo l’ignoranza e gli stereotipi che alimentano la discriminazione.
Il settore turistico ha l’opportunità di essere non solo un osservatore, ma un attore attivo nel cambiamento culturale che sta lentamente prendendo forma a livello globale. In un mondo in cui le differenze dovrebbero essere celebrate e non discriminate, l’industria del turismo ha molto da guadagnare, sia in termini economici che di reputazione, da un impegno serio e continuativo verso l’inclusività e il rispetto delle diversità.
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