La storia d’amore gay tra Elio e Oliver tornerà nel sequel del film, lo ha dichiarato il regista Luca Guadagnino!
Il film Chiamami col tuo nome è uscito da pochi mesi ma già è diventato un cult contemporaneo. La pellicola – che racconta l’intensa storia d’amore tra Elio Perlman interpretato da Timothée Chalamet ed Oliver interpretato da Armie Hammer – ha portato alta la bandiera italiana agli Oscar 2018 vincendo il premio come Miglior sceneggiatura non originale assegnato a James Ivory. Sono tantissimi gli spettatori che hanno amato questo film e alla notizia di un possibile sequel tutti già non stanno nella pelle. Il regista Luca Guadagnino ha dichiarato in un’intervista ai microfoni di USA Today durante la soirée degli Oscar:
“Sto già lavorando alla storia con André Aciman, e sarà ambientata cinque o sei anni dopo gli eventi del primo film, quindi quasi negli anni ‘90. Sarà un film completamente nuovo, diverso. Vedrete molta East Coast, viaggeranno per il mondo“.
Probabilmente il film – dato che sarà ambientato nell’America degli anni ’90 – tratterà anche la delicata questione del contagio da AIDS, malattia che è esplosa proprio in quegli anni. Armie Hammer ha dichiarato recentemente che “L’esperienza del primo film è stata così pura e meravigliosa che non mi importerebbe la grandezza del mio ruolo. Se fossero coinvolte le stesse persone, lo girerei di nuovo”.
Il film dovrebbe uscire nelle sale cinematografiche verso il 2020. In effetti sono molti gli impegni di Guadagnino che sta già lavorando a Suspiria, remake del celebre horror di Dario Argento e a Rio, thriller con Michelle Williams, Jake Gyllenhaal e Benedict Cumberbatch.
Personalmente non vedo l’ora che il sequel esca, anche solo per vedere di nuovo Timothée Chalamet, che è un attore dotato di un talento straordinario. Non a caso Timothée è stato scelto dal grande Luca Guadagnino per interpretare il ruolo da protagonista. Il regista a proposito di Chalamet ha dichiarato: “nella vulnerabilità dello sguardo e nella passionalità delle emozioni mi ha subito fatto pensare alla capacità di esprimere gli slanci e le paure di quello che per tutti, voglio pensarlo, è l’unicità del primo amore”.