In occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria e nell’ambito del primo Parma Pride, sabato 25 gennaio alle 17:30, Lenz Fondazione presenterà al Lenz Teatro di Parma, la video opera tratta dallo spettacolo di Rosa Winkel [Triangolo rosa].
ROSA WINKEL [Triangolo rosa] – TRAILER from Lenz Fondazione on Vimeo.
Rosa Winkel [Triangolo rosa] è uno spettacolo sulla deportazione e sterminio degli omosessuali nei campi di concentramento nazisti che per il rigore storico-scientifico con cui affronta la tematica prescelta ha ottenuto il patrocinio di Arcigay Associazione LGBTI+ Italiana. La video opera tratta dallo spettacolo Rosa Winkel è una creazione di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.
«Uno spettacolo che a tratti si carica di un profondo erotismo, che va di pari passo col buio di Thanatos e che, nell’oscurità rischiarata da potenti fari puntati addosso come durante un interrogatorio, permette di riscoprire uno dei lati meno raccontati di quel delirio collettivo durato anni»
Matteo Bergamini – Direttore della rivista Exibart
Dopo KINDER [Bambini], spettacolo del 2016 sulla tragedia dei bambini ebrei di Parma vittime dello sterminio nazista e di AKTION T4, dell’anno seguente, sul programma nazista di eutanasia per la soppressione dei bambini nati con malformazioni o portatori di handicap, il progetto permanente di creazioni performative contemporanee, seminari, e giornate di riflessione pubblica dedicati ai temi della Resistenza e della tragedia europea durante le dittature nazi-fasciste prosegue: «Tra le migliaia di corpi martoriati e perseguitati ne abbiamo scelto uno per tutti come rifrazione storico-drammaturgica, Otto Peltzer, uno dei più grandi mezzofondisti della storia. Arrestato, incarcerato diverse volte, poi Mauthausen fino al maggio del 1945, quando gli americani lo liberano. Ma Otto non viene riabilitato neanche nella Germania post nazista. Il “peccato” dell’omosessualità lo perseguiterà. Andrà in India a insegnare atletica e altri sport ai giovani, rientrando in Germania solo alla fine. E nemmeno oggi il traguardo è vicino e la corsa continua», dichiara suggerisce Francesco Pititto.
«Lo spazio di Rosa Winkel è ripartito in sequenze modulari variabili formate da sedici armadietti metallici, che costituiscono il luogo della duplice dimensione insita nello spogliarsi: lo smascheramento, la liberazione dall’involucro esteriore e al contempo il denudamento, inteso come perdita di identità, azzeramento dell’unicità e della differenza. Si intende così ‘figurare’ la doppia dinamica su cui si muove la drammaturgia: la pienezza corporea della identità omosessuale dell’atleta e la secchezza identitaria del corpo dell’internato, privato nel campo di sterminio di ogni segno sessuale», aggiunge Maria Federica Maestri:
«L’immersione è immediata. Sedici armadietti metallici collocati al centro in due lunghe file speculari lasciano un corridoio in mezzo, e, attorno, un largo spazio per permettere di muoverci in libertà ad osservare, ascoltare, vivere anche noi spettatori dentro la scena-lager e campo d’atletica», continua critico teatrale Giuseppe Distefano.
Rosa Winkel, realizzato in collaborazione con l’ISREC – Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma, vede in scena Valentina Barbarini, Adriano Engelbrecht, Roberto Riseri e Davide Rocchi. Nello spettacolo, che si avvale delle musiche di ispirazione wagneriana create ad hoc dal compositore elettronico Andrea Azzali, sono presenti scene di nudo integrale: se ne consiglia la visione a un pubblico maggiore di 16 anni.