Rocco Siffredi al Festival di Venezia 2016 con il docufilm “Rocco” racconta il demone del sesso che ha segnato la sua vita.
Rocco Siffredi si racconta in una veste inedita nel docufilm sulla sua vita presentato al Festival di Venezia 2016 che ha il sapore un po’ della tragedia. Il re del porno racconta l’inizio, la condizione poco agiata della sua famiglia e l’intenzione di usare la propria dote per rendere felici i genitori.
Il documentario presentato alle Giornate degli Autori – Venice Days 2016 è stato diretto dai francesi Thierry Demaziere e Alban Teurlai, dal titolo: Rocco. Un documentario che coglie l’attore di Ortona nel suo nucleo più essenziale, ovvero il senso di colpa per il demone del sesso che lo ha sempre perseguitato.
Tra le città che si vedono nel docufilm ci sono Los Angeles, Parigi, Budapest, Viterbo, un vero e proprio giro del mondo porno, abitato da giovani attrici alle prime armi e impaurite dal set e da altre altrettanto giovani che lo vivono in maniera disinvolta e social.
Rocco parla delle tenebre della sua vita da porno attore e da uomo che non ha mai vissuto bene la sua dimensione pubblica, della sua “sessodipendenza” che ha richiesto cure e “disintossicazione” e lo fa con toni cupi come quando racconta del suo recente periodo buio: “Il sesso mi ha devastato. Andavo con chiunque: puttane, trans, signore anziane, ma appena iniziavamo l’atto mi apparivano il viso dei miei figli e mia moglie”. E poi ancora: “Questo agio sociale, il riconoscimento che arriva da 30 anni di pornografia esige una sofferenza di fondo, lo so. Ancora quando vado su un set porno mi sento in colpa nei confronti di mia moglie”.
In una intervista Thierry Demaziere e Alban Teurlai paragonano la sofferenza di Rocco alla passione di Cristo: “Rocco ha un evidente dimensione analoga al Cristo”, spiegano i due documentaristi. “È crocifisso al corpo delle donne e soffre a causa di quello che gli dà da vivere. Porta il fardello dell’uomo moderno che deve e vuole essere tutto allo stesso tempo: stallone, uomo d’affari, sex symbol, marito, padre di famiglia, figlio affettuoso. Lui, simbolo del maschio dominatore, asserisce di fatto di essere dominato dalle donne, schiavo dei loro desideri”.