Spielberg torna alla fantascienza, e lo fa con Ready Player One.
Ve li ricordate i videogiochi delle sale giochi anni Ottanta? Mettevi dentro il gettone…e “Ready Player One”. L’obbiettivo dell’ultima fatica cinematografica di Steven Spielberg, tratta dal libro di Ernest Cline, è proprio quello di riportarci, con l’immaginario, nei favolosi anni Ottanta; diciamo – per meglio dire – nella fantascienza cinematografica dei gloriosi 80’s.
Nel lontano 2045 (però se ci pensiamo appena fra 27 anni) l’umanità vive in grigie città fatte di “container” accatastati uno sull’altro. L’unica via di fuga è rappresentata da OASIS, un mondo virtuale creato dall’eccentrico James Halliday, che alla sua morte lascia tutto in eredità a chi troverà il classico fatidico indizio nascosto in questo mondo virtuale; si apre così una spietata caccia al tesoro (e qui ci scappa la prima citazione, Goonies…tra le altre cose prodotto proprio da Spielberg), da una parte l’adolescente Wade, dall’altra la multinazionale IOI, classico raccoglitore di malvagi senza scrupoli.
Paradossalmente proprio il ruolo di regista ricoperto da Spielberg – l’unico effettivamente adatto a poter dirigere una pellicola del genere – ha posto il primo problema, poiché nel romanzo di Cline sono citate molte sue pellicole. Quindi il film è stato infarcito di citazioni per la maggior parte tratte da opere non propriamente spielberghiane: Ritorno al futuro, Supercar, Il gigante di Ferro, in parte Tron…insomma, un festival per gli occhi, dato che il regista non voleva certo fare una pellicola autocelebrativa.
Attori tutti emergenti, o quasi, tranne il bravo Mark Rylance che interpreta il ruolo di Halliday. Cast tecnico di abitudinari collaboratori di Spielberg, tranne Alan Silvestri che sostituisce il fedele John Williams alle musiche.
Spielberg torna al suo genere preferito e ci regala un’opera visionaria e che gira a mille. Presto per dire se sarà un successo – le ultime sue pellicole non sono state certo dei Blockbuster, tuttavia abbiamo la conferma che sia un regista poliedrico che passa indifferentemente tra i generi con uguale maestria. Sarà un piacere aspettare il suo West Side Story.
Marco C’è, La Domenica di Marco Cevolani