È un dato di fatto che l’Italia non è un paese che è tollerante verso le diversità, anche e soprattutto verso la comunità LGBT. I recenti fatti di cronaca hanno evidenziato un problema ben radicato nella nostra cultura, un problema che le attuali cariche di governo, non riescono o non vogliono risolvere. A confermare questo trend negativo c’è una ricerca messa in atto dallo studio Ocse. Seppur lo studio evidenza un miglioramento nella qualità di vita nella comunità LGBT, molti paesi, come l’Italia, restano ancora molto intolleranti.
Lo studio Ocse ha cercato di mappare tutta la popolazione LGBT, ed è arrivato a conclusione che, attualmente, oltre il 2,7% di un paese è omosessuale. Ovviamente il dato che è emerso dopo il sondaggio è da prendere con le pinze, in quanto non è lecito sapere se tutti i soggetti coinvolti sono gay o hanno risposto onestamente alle domande. Questo studio comunque è rivolto a capire quanto è ben voluta, nel 2019, la diversità. Si è notato un aumento della popolazione LGBT. Non un vero e proprio incremento, ma un consapevolezza maggiore, rispetto al passato, di poter vivere senza nessuna paura la propria omosessualità. Tutto è dovuto ad una società che punta verso il progresso, che punta all’integrazione e, appunto, alla tolleranza. Uno studio che fa capire come la tolleranza è maggiore su quelle persone che hanno continuato gli studi dopo la scuola dell’obbligo, e che diminuisce da chi ha solo la licenzia media e ha un lavoro poco soddisfacente. Dal 1981 fino al 2000 il giudizio è aumentato di ben 4 punti percentuali rispetto al passato. C’è più tolleranza ma latitano leggi che possano salvaguardare le minoranze.
Inoltre questo studio ha evidenziato come, la comunità LGBT, si sente come un cittadino di serie B in Italia, Grecia e Repubblica Ceca. Sono i tre paesi da maglia nera, i meno tolleranti di tutta l’Europa. Nei gruppi sociali, di chi è tollerante, c’è un incremento nella fascia 15-29; diminuisce considerevolmente con l’aumento dell’età anagrafica. Sono più tolleranti le metropoli che i piccoli centri. E, ancora una volta, il grado di istruzione, resta un dato da non ignorare.