Le Bermuda, le isole atlantiche del Commonwealth britannico, a meno di un anno dall’approvazione definitiva (e piuttosto sofferta) del matrimonio egualitario, avranno il loro primo Pride. Una “svolta storica” per la comunità LGBT+, secondo la Royal Gazzette.
La parata è sponsorizzata da OutBermuda, l’associazione benefica che dal 2014 si interessa di questioni quali il bullismo omofobico, la disparità di trattamento e la violenza nei confronti delle persone LGBT+.
Un portavoce di OutBermuda ha affermato alla Royal Gazette che c’è un valore intrinseco nella celebrazione pubblica della comunità LGBT+ del territorio: una sorta di reminder che essa esiste e che fa parte appieno della società bermudiana.
Il Pride, sempre secondo il portavoce, è anche un faro di speranza per i giovani LGBT+ che si sentono soli ed esclusi.
Questa parata è, perciò, molto sentita. Non tutti sanno, infatti, che le Bermuda hanno da tempo una reputazione negativa per essere un Paese omofobo ed intollerante.
Vediamo qui di seguito perché.
I diritti LGBT (spesso negati) nelle Bermuda
Le isole delle Bermuda sono state più volte sotto i riflettori internazionali per via di alcune discriminazioni attuale sulla base del sesso, della condotta sessuale e dell’identità di genere delle persone.
Stretto controllo della condotta sessuale
Prima del 1994 esisteva addirittura una legge che proibiva il sesso anale ed il sesso orale, punibili fino a 10 anni di reclusione (seppur “l’attività lesbica” non sia mai stata illegale). Questa condotta sessuale è stata legalizzata in seguito all’approvazione della legge Stubbs del 1994.
Tuttavia, attualmente, i gay possono fare sesso dai 18 anni in poi, mentre gli eterosessuali e le lesbiche dai 16: si tratta di una palese violazione (che nessuno ha intenzione ancora di correggere) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Ricordiamo che il Parlamento delle Bermuda è ancora sotto lo stretto controllo della maggioranza del Progressive Labour Party, il Partito Laburista Progressista che tende spesso ad opporsi ai diritti LGBT+.
È più recente, invece, la questione del matrimonio egualitario nelle Bermuda. Ecco cosa è successo.
La complicata strada verso l’approvazione del matrimonio egualitario
Il 5 maggio del 2017 la Corte Suprema del piccolo arcipelago d’oltremare britannico aveva dato il via libera al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Da quel momento nacque una estenuante polemica che il 7 febbraio 2018 portò a cambiare completamente le carte in tavola: per la prima volta in assoluto al mondo un territorio aboliva il matrimonio egualitario. In particolare, il Domestic Partnership Act aveva trasformato il matrimonio in unioni civili.
Nel giugno del 2018 la Corte Suprema aveva annullato questa legge, ma soltanto un mese dopo il Governo aveva presentato appello per ribaltare, ancora una volta, il tavolo.
Dopo quasi due anni di corsi e ricorsi, finalmente nel novembre 2018, la comunità LGBT+ delle Bermuda ha vinto la sua battaglia. Il matrimonio legalitario è stato reso finalmente definitivo.
Rainbow Bermuda
“Nelle Bermuda sono così veloci a spazzare via le cose se sfidano lo status quo. Le persone addirittura si chiedono perché non esista un Etero Pride. Stiamo, quindi, ancora combattendo per l’uguaglianza della comunità LGBT+ nelle Bermuda”.
“Il Pride a cui parteciperemo vuole ricordare anche a noi stessi che quello che stiamo facendo va nella giusta direzione e quello che abbiamo ottenuto finora è solamente grazie alle nostre lotte, come quelle delle persone di Stonewall che lottavano e resistevano alla polizia perché ne avevano abbastanza”.
Così afferma Winston Godwin, marito di Greg De Roche: loro due sono stati i primi ad ottenere il riconoscimento ufficiale del loro matrimonio nelle Bermuda.