Discutere di omofobia nel mondo dello sport non deve essere un tabù, Paolo Colombo ne ha parlato con i pugili Nicholas Esposito e Samuel Nmomah. Introduzione di Alessio Virgili
Il mondo dello sport oggi, nonostante sia utile ad insegnare ai giovani il rispetto, la condivisione, il saper vincere ma anche il saper perdere; ancora non può dirsi libero da discriminazioni per razza, credo o orientamento sessuale. È emblematico che ad oggi, i professionisti dello sport che hanno fatto coming-out si possono contare sulle dita di una mano. Nel calcio, ad esempio stando a quanto sappiamo oggi, potremmo quasi credere che non ci siano omosessuali. Sarà forse che la percentuale di omosessuali presenti nella popolazione mondiale, indicata dall’OMS, goda di qualche particolare deroga nel mondo del calcio?
Eppure lo sport davvero potrebbe essere il simbolo dell’integrazione sociale e del rispetto delle diversità. Abbiamo per questo provato ad osservare da vicino alcune discipline, per capire se oggi si può essere apertamente omosessuali e contemporaneamente intraprendere una carriera da professionista nello sport. Lo abbiamo fatto partendo da uno sport, la boxe, che per molti sembra adatto solo “a veri uomini”.
Vorrei porre una domanda proprio a queste persone, ovvero se sanno che uno dei campioni della storia della boxe, il grande Emile Griffith, fosse omosessuale.
Griffith, nato alle Isole Vergini, è stato un campione di pugilato dalla fine degli anni ’50, mitico fu il suo incontro con Nino Benvenuti, il 17 aprile del 1967, con 18 milioni di italiani che, alle 4 del mattino si incollarono alle radioline per seguire la conquista del titolo mondiale dell’italiano sul ring di New York.
Il coming-out di Griffith durante un’intervista al NYT
Risale a dieci anni fa la sua intervista rilasciata al New York Times, in cui parlava apertamente dinanzi al mondo intero della sua omosessualità. Fu un atto che servì a sfatare falsi miti sul mondo della boxe, uno sport simbolo solo di machismo, al quale chi era omosessuale non poteva appartenere.
In realtà l’omosessualità di Griffith era nota già nei primi anni ’60. Storico l’incontro tra Griffith e Paret in cui quest’ultimo esordì sul ring insultandolo chiamandolo maricón. Un incontro che divenne celebre per la tragica morte di Paret che dopo esser finito al tappeto restò in coma per nove giorni.
Sempre in occasione di questo coming-out ci fu una dichiarazione ad opera di uno dei più grandi rivali di Griffith, Nino Benvenuti. Nino confermò di essere a conoscenza dell’omosessualità di Griffith già dai tempi degli incontri sul ring. Ma che nonostante ciò lui non smesse mai di considerarlo un avversario, un grande campione e col tempo anche un amico fraterno, che divenne poi il padrino di suo figlio.
Nel 1992 Griffith fu vittima di una brutale aggressione fuori da un locale gay che era solito frequentare. Nell’intervista al NYT raccontò la sua preoccupazione, ogni qualvolta si recava in un locale gay, lasciando capire come fosse comunque stato difficile per lui essere omosessuale e al contempo un professionista del pugilato.
Nell’intervista dichiarò: «Ero nero, pugile, ambiguo. A quei tempi per l’America eravamo tutti mostri, la polizia ci picchiava per la strada. Io mi sentivo effeminato nel cuore».
Dopo il suo coming-out, Griffith partecipò lo stesso anno al gay pride di New York. Morì poi a Long Island all’età di 75 anni dopo aver sofferto per molto tempo di demenza.
Nicholas Esposito intervistato da Paolo Colombo
Grandissima vittoria questa sera per KO. C’era molta tensione ma non è mancato il tifo, calorosissimo per te…
“Sì, il tifo partiva principalmente da due gruppi di miei grandi sostenitori. Il primo arriva da Cremona, che è dove sono nato e dove mi sono sempre allenato. Il secondo invece da Ferrara ed è di una nuova squadra. Ora mi alleno da Carlo Serio a Cento, ho fatto un mese e mezzo di preparazione con lui. Un tifo speciale perché questo era il primo match che ho preparato con lui e abbiamo studiato nei minimi particolari ogni colpo.”
Come è andato l’incontro, lo vogliamo riassumere in qualche pugno?
“L’incontro è andato bene. Il mio avversario aveva già combattuto contro Samuel Nmomah e Samuel mi aveva suggerito di stare attento, perché non è un pugile che porta molti colpi dritti ma sfrutta i ganci laterali. Io non sono abituato a non prendere colpi, sono uno che la battaglia prova a farla sempre. Oggi invece ho provato a studiare, facendo il passettino indietro e tenendo sempre la mano destra sul viso. Il colpo al fegato è stato studiato, come ti ho già detto prima per tutti i quaranta giorni, è stato quello il punto che noi cercavamo dall’inizio. Il gancio e il montante sotto.”
Qualche colpo l’ha dato anche lui, ti ha fatto anche sanguinare…
“Il sangue credo sia dovuto ad una capocciata, però sono arrivati anche altri colpi. È stato veramente un bel guerriero. Mi hanno confermato che in tutti i match che ha fatto, sia persi che vinti, non è mai andato giù per KO. Quindi è comunque una bella soddisfazione.”
Che cos’è per te la boxe?
“È tutto, è tutto, è tutto. Mi ha trasformato, prima ero solo un ragazzo che picchiava un saccone, ora ho un sacco di gente che mi segue e che si è appassionata, mi ha permesso di arrivare qui oggi. Obiettivamente non sono al Madison Square Garden , però è già un bel traguardo. Spero che il mio percorso possa essere ancora lungo. Quindi per me la boxe è davvero tutto nella vita!”
“…ho una zia che è lesbica ed è riuscita finalmente a realizzare il suo sogno…”
Io ho sempre detto che dalla boxe c’è da imparare molto, perché normalmente viene presentata come uno sport violento e di violenti. Ma in realtà se poi andiamo a vedere dentro al cuore di un pugile, scopriamo delle persone veramente eccezionali con un’apertura mentale incredibile. Con un cuore più grande di altri, con una sensibilità maggiore. Questo l’ho riscontrato in tutti i pugili che ho sempre intervistato, perché?
“Non ne ho idea del perché di questa cosa ma è assolutamente vera, come hai specificato tu nella domanda. Io, ad esempio, penso che i calciatori siano molto più egoisti. Mentre invece un pugile non ha la stessa cattiveria nei confronti del mondo, anzi passa un sacco di ore in palestra e le dedica a se stesso e a tutte le persone che poi trovano tempo e modo di seguirlo.”
Io ero rimasto molto colpito due anni fa quando ho proposto per la prima volta una campagna contro l’omofobia nello sport, mi sono detto “i pugili mi cacceranno a calci”. Invece hanno dimostrato di essere molto più sensibili, molto più intelligenti, molto più preparati dei calciatori
“Sì sì sì, assolutamente. Anzi io ho un debole per le persone che appartengono alle cosiddette minoranze, come possono essere gli omosessuali e le lesbiche. Io non sono contro queste persone, anzi credo che siano più buone e sensibili degli altri, eterosessuali in primis, anche se non mi piacere dividere per categorie o razze. I gay hanno un cuore grande, perché sono etichettati ed additati un po’ da tutti, ma nonostante ciò vanno avanti con la loro vita, che una vita assolutamente normale, come quella mia o di altri pugili. Tutte le persone omosex sono rispettose nei confronti di loro stessi e di chi li giudica per il loro orientamento. Io in famiglia ho una zia che è lesbica ed è riuscita finalmente dopo anni e anni, a realizzare il suo sogno, quello di unirsi civilmente alla sua compagna in Comune.
Io sono stato il testimone ed è stato fantastico, una giornata bellissima ed indimenticabile.”
E la zia questa sera era qua a fare il tifo, vero?
“Lei è sempre con me. È qui con me con me anche stasera, mi accompagna praticamente ovunque, in tutti i miei combattimenti e sottolineare che sono molto fiero e orgoglioso di lei è anche poco nei suoi confronti.”
La parola, ovviamente, passa alla zia.
Avere come nipote un pugile dal cuore d’oro, com’è?
“È un orgoglio, è un’emozione fortissima. Vederlo sul ring è una cosa spettacolare.”
Abbiamo scoperto che è stato testimone della tua unione civile…
“Sì, non potevo scegliere altro, non potevo scegliere di meglio. È un’emozione unica ed indescrivibile, difficile da spiegare anche a distanza di molti mesi, visto che se ci penso, mi commuovo ancora.”
Stasera eri emozionata a vederlo?
“Molto, moltissimo. Come si fa a non emozionarsi per un nipote del genere.”
Soffri quando lui combatte?
“Beh è normale, soffro ma faccio sempre il tifo perché lui vinca. Io lo aspetto sempre sotto il ring e continuo a ripetere “amore di zia vinci anche stasera”. Devo dire che, fino adesso, non mi ha mai deluso.”
È fidanzatissimo e l’abbiamo visto con una bellissima ragazza, ma se un giorno ti portasse invece il fidanzato?
“No. Beh non direi niente, accetterei la scelta tranquillamente. L’importante nella vita è amare una persona, non importa il sesso o l’etnia, il fattore principale è amare.”
“…potrebbe essere anche un uomo e lo accetterebbero lo stesso…”
La palla torna nuovamente al pugile.
Per adesso niente ragazzi allora? ( la mia domanda è fatta ridendo)
“No, per adesso no.”
Mai dire mai…
“Mai dire mai nella vita, però siamo in tanti in famiglia e siamo tutti molto aperti. Secondo me mi accetterebbero alla grande. Come se fosse la mia attuale ragazza, sarebbe identico, potrebbe essere anche un uomo e lo accetterebbero lo stesso.”
Cosa pensi delle difficoltà nel dichiararsi gay nello sport, che c’è ancora un po’ di pregiudizio in Italia su questo…
“È difficile. Nella storia c’è stato un pugile che era gay ed è diventato campione del mondo. Lui diceva che la sua forza era stata proprio quella: i pregiudizi della gente, questo continuare sempre ad essere criticato e buttato in terra dalle parole. Ha saputo gestire la situazione e prendersi una rivincita che l’ha portato sulla vetta del mondo. Vorrei che la sua storia possa essere d’esempio per molti ragazzi, sportivi e non che hanno problemi a fare coming-out.”
Adesso la palla passa alla fidanzata
Lei è la fidanzata…
“E lui, Nicholas è il mio orgoglio.”
La zia abbiamo detto che è stata accettata in famiglia e quindi c’è molta apertura verso le coppie gay, verso il discorso gay…
“Sì, certo.”
Ma il fatto che lui sia visto anche con gli occhi dei ragazzi che lo guardano sul ring mezzo nudo, non sei un po’ gelosa?
“Quando lo guardo sul ring non penso a niente di tutto ciò, per me lui è il mio fidanzato.”
Sarebbe più pericolosa una ragazza?
“Sì, ma per me lui è il mio amore, il mio sogno. Ho occhi solo per lui e spero che lui abbia occhi solo per me.”
Ha detto di sì…
“Benissimo, sono contenta.”
Per adesso…
“Beh, speriamo anche in futuro.” ( e qui parte una bella risata )
Samuel Nmomah intervistato da Paolo Colombo
Un’altra vittoria, questa volta per KO tecnico al secondo round, sei contento?
“Sì è stato un bel KO perché io sinceramente non me l’aspettavo. Era un avversario molto ostico, uno di quelli che ti stanno sempre addosso. Io ho guardato i suoi filmati ed è molto esperto come pugile però alla fine, grazie al mio maestro Franco e all’allenamento costante, sono riuscito a piazzare quel gancio sinistro che stasera mi ha fatto vincere”.
Tutto nasce da qua, o meglio nasce da Novara, però è qui che hai ottenuto le prime vittorie da professionista…
“Prima mi allenavo a Novara al Novara Boxe, da un anno a questa parte ho scelto di passare tra i professionisti. È stata una scelta veramente ottima. La boxe mi sta permettendo di crescere nel mondo del professionismo e sono veramente contento”.
“…Il razzismo deriva solo dall’ignoranza…”
Samuel è un esempio perfetto di integrazione, un nigeriano che apprezza l’Italia, parla benissimo l’italiano ma soprattutto pratica la boxe che è uno sport sano e di sani principi…
“Sì, devo dire che quando sono arrivato in Italia avevo circa 12 anni e ho fatto veramente fatica. Però alla fine anche grazie alla boxe, ho conosciuto gente nuova, gente brava. Ho avuto la fortuna di conoscere italiani che mi hanno accolto davvero bene. Il mio consiglio per tutti gli stranieri in Italia è quello di ambientarsi. Di non vivere da emarginati ma di imparare a cambiare mentalità”.
Hai mai subito episodi di razzismo per il colore della pelle?
“Sì moltissime volte. Anche durante i combattimenti, ho incontrato avversari che erano molto razzisti. Che mi insultavano e provocavano per darmi fastidio. Ormai non mi fa né caldo né freddo, perché io so che il razzismo deriva solo dall’ignoranza della gente”.
Come si può combattere il razzismo? Come si può combattere l’ignoranza in Italia?
“È dura, è molto dura. Senza offesa, ma qui in Italia c’è molta ignoranza per il fatto che molte persone sono ancora chiuse mentalmente. Per me per affrontare il razzismo, bisogna tentare di avvicinarsi e di conoscersi. Alla fine neri, bianchi, cinesi, coreani: siamo tutti uguali, abbiamo tutti il sangue di uno solo colore: rosso. La brutta gente, gli ignoranti ci saranno sempre, ovunque in questo mondo ma il mio consiglio resta quello di provare ad avvicinarsi e cercare, nel limite del possibile di farli ragionare, spiegando loro che non siamo così differenti gli uni dagli altri”.
“…essere gay non è mica una malattia…”
Le stesse cose che subiscono i ragazzi di colore, le subiscono anche i ragazzi e gli adolescenti che sono gay…
“Sì, lo ammetto. Io ho frequentato la scuola Bellini a Novara e in classe avevo tre compagni gay. Per me non era un problema, anzi ho legato moltissimo a loro. A me non da assolutamente fastidio avere gay come amici, sono persone fantastiche, anche se molte persone dicono il contrario: essere gay non è mica una malattia, siamo nel 2017, mica nel Medioevo”.
L’importante è amare ciò che piace…
“L’importante è che ami te stesso, quello è veramente fondamentale. Devi amare te stesso e cercare di fare capire a tutti che essere gay non è una malattia, perché non lo è assolutamente.
Gli ignoranti dovrebbero leggere di più ed informarsi, invece di vivere nel loro piccolo mondo”.
Ci sono gay anche nello sport…
“Sì, ci sono. Io ho un amico gay che gioca a calcio ed è bravissimo come calciatore , sicuramente gioca anche meglio di molti suoi compagni etero ( e qui Samuel fa partire una grassa risata ) non c’entra niente essere gay alla fine, non c’entra veramente nulla”.
Un esempio famoso è Griffith, il pugile che era nero ed era pure gay…
“Sì, lui era fortissimo. Vedi, alla fine essere gay non è per niente una malattia. Io conosco uno che si era sposato, aveva due figli e poi alla fine a quarantadue anni ha capito che era gay. Ha divorziato e adesso è sposato con un mio altro amico gay. Io non ci vedo nessun problema”.
Se invece tu ricevessi una proposta da un ragazzo che ti dicesse “Mi sono innamorato follemente di te”?
“Probabilmente risponderei semplicemente che io non sono gay”.
Però piacere anche agli uomini tutto sommato non è una brutta cosa?
“No, veramente non è una brutta cosa. Io mi sentirei apprezzato, non mi darebbe fastidio. Direi solo che mi dispiace ma a me non piacciono i maschi…. Poi nella vita mai dire mai”.