Ci sono serie tv che destinate a diventare dei cult immediati. Una di queste è Now Apocalypse. In onda (per ora) solo in America dallo scorso 10 Marzo sul canale satellitare e a pagamento della Starz, è riconosciuta dalla stampa estera come una tra le serie tv più gay di sempre, ma anche la più folle e la più anti-convenzionale. Creata da Gregg Araki, il regista che nel lontano 2004 ha lanciato nel firmamento delle star Joseph Gordon-Levitt grazie a Mysterious Skin, e prodotta da Steven Soderbergh, Now Apocalypse è un vero e proprio trip mentale da cui però è impossibile resistere.
La storia segue le vicende di Ulysses, interpretato da un promettente Avan Jogia, un giovane di belle speranze che si muove tra le strade di Los Angeles in cerca di amore, gioia e fortuna. Apparentemente nulla di nuovo sotto il sole di una città che non dorme mai, se non fosse per i sogni premonitori di Ulysses che fanno presagire una cospirazione ai danni genere umano. Tra app per incontranti, baci rubati, battute al fulmicotone, sesso (molto sesso) e sogni di una vita migliore, si dipinge un complesso e irresistibile puzzle di eventi.
Non è facile capire di che pasta è fatta una serie tv di questa portata, in bilico costante tra realtà e lucida follia. Sta di fatto che Now Apocalypse, a primo impatto, è una rappresentazione cruda, schietta, filosofeggiante e sincera della società moderna. Una chiara e ben mirata satira sui giovani di oggi, sui loro sogni infranti e sui rapporti di coppia così cinici e legati solo alla sfera sessuale. La tematica gay è anch’essa ben delineata: è pungente, è realistica, è voyeuristica, è fuori controllo, è erotica e dannatamente eccitante. I fisici da copertina aiutano molto in questo senso, ma per capire cosa vuole realmente raccontare questo seducente trip mentale, bisogna avere una visione d’insieme. Per ora Now Apocalypse è un cult, ma vincerà il premio, solo a fine stagione.
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