Caravaggio ospite a Palazzo Zevallos Stigliano delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo
I Musici, il dipinto di Caravaggio (1571 – 1610) proveniente dal Metropolitan Museum di New York, fu realizzato nel 1595 circa, quando il pittore si era trasferito presso Palazzo Madama, dimora romana del suo mecenate del momento, il cardinale Francesco Maria del Monte (1549 – 1626). Questi lo aveva accolto tra i suoi stipendiati dopo aver acquistato due suoi dipinti: uno raffigurante I bari (Kimbell Art Museum, Fort Worth, Texas), l’altro La Buona Ventura (Roma, Musei Capitolini), entrambe scene di genere con precetto moralistico, tra le prime e più autonome opere dell’artista.
È Giovanni Baglione (1642), pittore, biografo e rivale di Caravaggio, che racconta le prime notizie su I Musici e il rapporto dell’artista con il cardinale, “il quale per dilettarsi assai della pittura, se lo prese in casa, & havendo parte, e provisione pigliò animo, e credito, e [Caravaggio] dipinse per il Cardinale una musica di alcuni giovani ritratti dal naturale, assai bene”.
La corte del cardinal del Monte è per Caravaggio un luogo stimolante e frequentato da artisti e intellettuali, ma anche da tantissimi musicisti come Emilio de’ Cavalieri e Girolamo Mei. Numerosi i cantanti e i castrati ospiti, essendo il cardinale protettore dei Cantori della Cappella Sistina, oltre che patrocinatore di diverse attività musicali e egli stesso esecutore dilettante. Ce ne è traccia anche nel suo testamento, dove sono elencati diversi strumenti musicali. Questa premessa rende facile pensare a I Musici come un dipinto realizzato nel palazzo del cardinale amante della musica, dal vivo, con Caravaggio che fa posare i suoi modelli e idealizza i visi dei giovani musicisti seminudi. Tra questi potrebbe esserci quello di Mario Minniti, giovane pittore siciliano con cui Caravaggio abitò per alcuni anni, compresi quelli vissuti nel palazzo del cardinale del Monte.
Il concerto come genere pittorico ha una lunga tradizione, ma Caravaggio attualizza la scena e la adatta alla sua corte, nel palazzo di del Monte. Quello che Caravaggio dipinge non è un semplice concerto (dove vediamo il liutista che accorda lo strumento, il cantante con gli occhi sulla partitura e il suonatore di cornetto che guarda lo spettatore, forse un autoritratto), poiché vi è anche la presenza di Amore, con le sue frecce e la sua faretra. Il tema è sì di origine rinascimentale, ben rintracciabile nella pittura settentrionale, e ha un substrato mitologico, ma il dipinto del Caravaggio esprime una sensualità compiaciuta che ha pochi precedenti nella pittura dell’epoca moderna. Vi erano già stati altri ritratti di musicisti accompagnati da Amore, ma in questa tematica allegorica erano state raffigurate figure femminili, alle volte accompagnate da maschili, ma mai l’esclusiva presenza di figure esplicitamente androgine.
Cupido ha tra le mani dei grappoli d’uva, e il vino e la musica accompagnano lo spirito verso l’ebbrezza dell’amore. L’opera rappresenta indubbiamente la Musica, l’Amore e la loro fusione, prova ne è forse lo sguardo languido e quasi lacrimoso del liutista, che sembra rapito da un’emozione sentimentale.
Diverse letture dell’opera hanno spesso insistito sulla componente omoerotica della scena, che raffigura la sensualità di corpi seminudi di ragazzi in un’ambientazione appena arcadica, sul suo farsi e disfarsi, cioè la messinscena della posa richiesta ai modelli dall’artista e l’attitudine intima e disinibita dei ragazzi. Inoltre, secondo alcuni studi, in un altro dipinto di questi anni, il Suonatore di liuto (ne esistono due versioni, una all’Ermitage, appartenuta a Vincenzo Giustiniani, e l’altra a New York, collezione privata, quella del cardinale del Monte) è stato visto il ritratto di Pedro Montoya, cantante castrato spagnolo che frequentava Palazzo Madama.
La bellezza de I Musici è indubbiamente frutto dell’ingegno naturalistico dell’artista, con la sua pittura impastata di luce e verità, ma forse anche delle prescrizioni iconografiche del committente e dalle sue precise esigenze. Un biografo contemporaneo scrisse della predilezione del cardinal del Monte per i giovani, oltre alla precisazione che egli, dopo aver capito che non sarebbe stato eletto papa, perse addirittura l’inibizione a nascondere questa sua passione. Resta inteso che potrebbe trattarsi solamente di mere maldicenze…
I Musici di Caravaggio
Napoli, Gallerie di Palazzo Zevallos Stigliano, Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo
dal 6 maggio al 16 luglio 2017
Realizzata nell’ambito di Festival di Sky Arte (5 – 7 maggio 2017)
“Finsevi un giovinetto semplice con le carte in mano, ed è una testa ben ritratta dal vivo in abito oscuro, e di rincontro a lui si volge in profilo un giovine fraudolente, appoggiato con una mano su la tavola del giuoco, e con l’altra dietro si cava una carta falsa dalla cinta, mentre il terzo vicino al giovinetto guarda li punti delle carte, e con tre dita della mano li palesa al compagno, il quale nel piegarsi sul tavolino espone la spalla al lume in giubbone giallo listato di fascie nere, né finto è il colore dell’imitazione. Sono questi li primi tratti del pennello di Michele in quella schietta maniera di Giorgione, con oscuri temperati”.
(Gian Pietro Bellori, Vite dei pittori, scultori ed architetti moderni…, 1672)