“Ogni diversità è fonte di ricchezza”
Nadir Malizia è un ragazzo diversamente abile originario di Cremona che vive da qualche anno nelle Marche. Il giovane ha deciso di raccontare la sua vita in un libro autobiografico dal titolo “Vita su quattro ruote”. Il motivo che lo ha spinto a raccontare sé stesso nel libro è fare emergere agli occhi dell’opinione pubblica la particolarità di essere contemporaneamente sia portatore di handicap sia omosessuale, in una società che spesso è intollerante nei confronti di entrambe queste condizioni. Nadir Malizia ci racconta che la sua non è stata una vita sempre “rose e fiori” tuttavia, con forza e determinazione, è riuscito ad accettarsi. Il suo esempio aiuta a riflettere tutti noi ma è soprattutto uno stimolo per le persone come lui a vivere serenamente la propria condizione.
Nadir tu sei gay e con handicap, come hai vissuto questa condizione?
Le ho vissute bene, con il tempo ho trovato un equilibrio più che positivo perché essere una persona, con una diversa abilità e essere omosessuale, mi ha fatto conoscere meglio me stesso con i propri pregi e difetti, mettendo anche la mia persona a favore della società, raccontando la mia testimonianza. Ma per prima cosa sono un uomo successivamente con tutte le particolarità che mi completano
Perché pensi che la società sia ‘disabile’?
Semplicemente nel fatto che la Società stessa ti pone dei limiti e delle barriere e quindi è una società “malata” che va sanata buttando giù quegli stereotipi mentali che la diversità sia qualcosa da allontanare e non il contrario e cioè essere utile a una società civile solo così potrà guarire ed essere libera dai pregiudizi
Hai fatto fatica ad accettare te stesso?
Certamente non è stato un cammino facile. Ho fatto molta introspezione di me stesso, mi sono messo in discussione ma è inutile domandarsi perché a me? Sono così è basta e sono fiero di essere come sono. È più difficile farsi accettare dagli altri
Quale condizione è stata più difficile accettare: la tua disabilità o la tua omosessualità?
Entrambi i casi. Certo le difficoltà esistono ma possono essere superate, basta credere in sè stessi e fregarsene di ciò che pensa la gente
Le barriere architettoniche limitano ancora molto la tua vita?
Con le barriere architettoniche convivo da sempre, però sono le mie avversarie preferite da sconfiggere e devo dire che ci sto riuscendo un pezzettino alla volta. C’è ancora tanto da fare per avere città completamente libere e autonome per le persone in carrozzina. Basterebbe poco per rendere i trasporti, gli edifici pubblici e i marciapiedi accessibili. Questo si chiama attenzione. Le nostre città sono un continuo ostacolo, all’estero invece il problema delle barriere architettoniche è stato più che superato, ne parlo per cognizione di causa, visto che ho toccato personalmente con mano visitando molte città straniere.
Hai scritto un libro: è rivolto a chi?
Sì, esatto, ho scritto un libro. È autobiografico, dal titolo “Vita su quattro ruote” dove racconto la mia testimonianza personale e sociale su due temi fondamentali: la disabilità e l’omosessualità. Non c’è una persona in particolare a cui si rivolge il libro, piuttosto è un libro dedicato a tutti: disabili e non.
Come è nata la collaborazione con Platinette!?
Insieme alla casa editrice Gruppo C1V Edizioni in nome della dottoressa Cinzia Tocci, avevamo bisogno di un testimonial per il libro, soprattutto che potesse rappresentare un tema così delicato e difficile come il tema dell’omosessualità; così dopo tante ricerche e tanti no da parte di personaggi noti, finalmente il mio ufficio stampa aveva trovato Platinette. Hanno provato a contattarlo, spiegando di cosa trattava il mio libro e lui ha accettato subito senza alcun problema a fare da testimonial per il libro.
Secondo te come è possibile migliorare le condizioni sociali e architettoniche affinché la disabilità possa essere vissuta senza ostacoli?
Secondo me facendo attenzione alle esigenze delle persone in carrozzina, ascoltandole, visto che la viviamo in prima persona. Le istituzioni dovrebbero porre maggiore attenzione alle condizioni sociali e architettoniche. Abbiamo diritto anche noi di essere cittadini liberi di vivere nelle nostre città senza ostacoli perché anche noi facciamo parte della società e di una società a parte abbandonata a se stessa nell’oblio più totale.
Se stato vittima di bullismo (omofobo/disabilità)?
Certo che si non è stato facile ma ho sempre superato il tutto il con sorriso e con grande dignità.
Cosa dovrebbero fare le Istituzioni per gestire efficacemente queste situazioni?
Dovrebbero fare maggior sensibilizzazione non soltanto nei giorni ricorrenti che ricordano questi eventi ma sempre ogni giorno, non bisogna far mai calare l’attenzione soprattutto dai media e carta stampata. La sensibilizzazione su certi temi deve partire all’interno delle scuole dove hanno una maggiore sensibilità e solo così si potranno avere un domani dei cittadini, consapevoli che ognuno di noi è diverso e va rispettato.
Perché alcuni pongono in essere atti di odio?
Perché probabilmente non accettano neanche loro stessi e figurati se riescono ad accettare altri che vivono bene con loro stessi ecco che qui può scattare il sentimento dell’odio.
La new generation è sempre meno orientata al rispetto nei confronti del prossimo?
Siamo una società che va sempre più di corsa, tra lavoro, scuola, o altro, il tempo per sé stessi, per fermarsi un attimo e vedere ciò che ci circonda, sembra non esistere più. Dobbiamo imparare a guardare e osservare, perché il prossimo potrebbe avere bisogno di te! Purtroppo siamo una società che non pensa al rispetto del altro.
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