Da come ha fatto la storia della televisione, per poi scegliere di non apparirvi più: un’ultradiva, un’iperfemmina, una ribelle prima di tutte le ribellioni.
“State un po’ a sentir queste note così basse che so fare/poi vado su, vado su, vado su. Brava! Brava! Come sono brava! Brava!”. Se lo diceva da sola e si fece costruire una canzone apposta per far notare la sua estensione vocale attraverso virtuosismi rococò. Allo stesso tempo fu un segno palese della sua ironia. Ma Mina è tuttora “brava” e i gay sono dei trend setter infallibili nel riconoscere un vero talento.
Si dice che in privato Mina sia veramente simpaticissima. Se pensate che per tre anni ha vissuto una relazione con Alfredo Cerruti, del gruppo napoletano degli Squallor, potete immaginare che sia effettivamente così. Se poi guardiamo al suo duetto con Alberto Lupo nella canzone “Parole” non possiamo avere dubbi. E’ una vera Diva. Non appare in TV da 20 anni e come esce un suo disco scatta ai primi posti in classifica. Ha venduto 150 milioni di dischi. Il video online in cui si mostra mentre registra in studio per lo spot Wind ha fatto 50 milioni di visitatori facendo collassare il sistema, e dimostrando con questo di essere, a 77 anni, dalla parte dei giovani e della voglia di condivisione.
La provincia le stava stretta. È scappata da Cremona, ma non ha mai smesso di amare e ricordare alcuni dei suoi legami, come il fratello, cui lei stessa aveva dato il soprannome di Geronimo, morto a soli 22 anni per un incidente. E poi la nonna che voleva farle studiare lirica e bel canto. Ma a Mina studiare non piaceva molto, scappò dalla scuola delle suore e abbandonò al quarto superiore l’istituto tecnico.
Ha rivoluzionato il modo di muoversi sul palcoscenico, gesticolare, prendere in mano il microfono. All’esecuzione sanremese de “Le mille bolle blu” fu assalita dai media per il suo gesto con la bocca irriverente (o provocatorio?) che la vide per l’ultima volta sul palco dell’Ariston dopo una crisi di pianto. Non potevano capirla. Prima di lei c’era Nilla Pizzi che si reggeva a un’asta. Era troppo e la stampa le contrapponeva la colta rivale Milva.
Ha cambiato il modo di cantare, facendo parte, assieme a Adriano Celentano e Giorgio Gaber, dei cosiddetti “Urlatori”, unendo pop e rock senza disdegnare la musica d’autore ( basti pensare a Il cielo in una stanza).
È stata una donna libera, Natalia Aspesi giornalista fu la prima ad accorgersene e a difenderla. Non ebbe problemi a liberarsi dei padri dei suoi figli quando l’amore era finito. I suoi due figli Massimiliano e Benedetta hanno due padri diversi: Corrado Pani e Virgilio Crocco. Lasciati entrambi poco dopo la nascita per amori successivi.
Come ogni gay ha sofferto tantissimo per la morale rigida impostale nel nostro Paese. Nel 1963 nacque Massimiliano, figlio di Corrado Pani allora sposato con Renata Monteduro. Non potevano certo divorziare, il divorzio non c’era. Racconterà Mina a Playboy: “Il massimo è stata una foto su Epoca dove io ridevo con Corrado con il mio pancione, tranquilla, e sotto c’era scritto “Cosa avrà da ridere?””. Perfino padre Virginio Rotondi, noto al pubblico radiofonico per le sue trasmissioni sulla fede, s’interessò alla vicenda attraverso uno scambio di lettere con Mina e il tutto venne pubblicato sui giornali.
Grazie a questo figlio illegittimo l’Italia è cambiata. La vicenda di Mina ha contribuito a una vera e propria evoluzione nel costume italiano; la gente espresse la solidarietà alla cantante chiedendo alla Rai il suo ritorno.
Studio 1 di Antonello Falqui nel 1965 è una trasmissione cult della tv italiana grazie a Mina. A lei (che inizialmente non doveva condurre, come nel 1961) si deve questa impronta di successo con la rubrica “L’uomo per me”, che prese sempre più spazio. Sketch memorabili vengono tuttora riproposti ogni giorno con Sordi, Manfredi Gassman, Totò, Tognazzi, Celentano.
La pubblicità cult. I caroselli per la Barilla girati attorno agli anni settanta sono tuttora oggetto di studio in qualsiasi università come icone di stile, idea di perfetto testimonial, bellezza dei costumi, canzoni.
Il suo addio con Milleluci accanto all’altra icona, Raffaella Carrà, con canzoni allusive come “Non gioco più”.
La Bussola, locale da cui tutto ha avuto inizio e tutto è finito, nel cuore della gay Versilia.
E per finire i doppi sensi di tutta la sua musica degli anni settanta, basti citare “L’Importante è finire” di Cristiano Malgioglio. Richiami sensualissimi sono da sempre oggetto scandalo e allo stesso tempo avanguardia artistica.
DICONO DI LEI
FABRIZIO DE ANDRÉ:
“Se una voce miracolosa non avesse interpretato nel 1967 “La canzone di Marinella”, con tutta probabilità avrei terminato gli studi in legge per dedicarmi all’avvocatura. Ringrazio Mina per aver truccato le carte a mio favore e soprattutto a vantaggio dei miei virtuali assistiti”.
FRANCA VALERI
Da quando ha abbandonato le scene Mina rappresenta il nostro tempo da un lato come icona, dall’altro attraverso le sue canzoni, sempre all’avanguardia, spregiudicate e innovative. Un’artista che è una grande donna, una donna che è una grande artista. Questa è Mina, l’idea della donna italiana.
FEDERICO FELLINI
Mina ha la faccia della luna. Gli occhi sono dolci e crudeli. La bocca chiama dal cielo le comete: basta un fischio. Poi è tanta. Il mio amico Sordi dice che è “’na fagottata de roba”.
LINA WERTMÜLLER
Mina mi piace moltissimo, soprattutto per la sua particolare caratteristica di mettere insieme il freddo e il caldo, di unire una notevole sensibilità, una bella voce, una grande abilità esteriore con questa bella faccia da medaglia, con questo aspetto statuario da bella Italia.
Letizia Strambi