“Quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo”
Flaubert
Fu Grace Frick l’amore di Marguerite Yourcenar e fu lei a darle la spinta per scrivere il libro considerato l‘abbecedario della filosofia gay, il classico “Memorie di Adriano“. Godere appieno della vita e della cultura era per la Yourcenar uno dei tratti che riteneva di avere in comune con l’imperatore Adriano. E fu il vissuto ad animare il suo capolavoro sull’imperatore che celebra il suo amore per la poesia, per la letteratura e per il giovane Antinoo.
Ci si innamora subito di Adriano quando racconta la sua infanzia e gioventù. “Ho cercato la libertà più che la potenza, e quest’ultima soltanto perché, in parte, secondava la libertà”. Nato a Italica, un insediamento romano nella penisola iberica, Adriano racconta in forma epistolare le emozioni della caccia, delle cavalcate al galoppo, delle nuotate, del piacere del cibo e del vino, l’entusiasmo per l’arte, la filosofia, le sue prove di forza nel digiuno. Parla di sua moglie, Vibia Sabina, nipote dell’imperatore Traiano, quale esempio di superficialità femminile.
Il suo vero amore sarà riservato ad Antinoo, schiavo della Bitinia. “Di tutti i giochi umani, quello d’amore è l’unico che minaccia costantemente di sconvolgere la nostra anima, ed è anche l’unico in cui il giocatore deve abbandonarsi all’estasi del corpo… Inchiodato al corpo amato come uno schiavo alla croce”. Il loro amore durò cinque anni. Poi, per invidia, qualcuno uccise Antinoo. lo strazio e il dolore di Adriano sono divenuti lo strazio di tutti gli amori del mondo. L’imperatore decise di far costruire in suo onore la città di Antinopoli seppellendolo come un faraone. Ma con il tempo Antinoo divenne sinonimo di bellezza, amore: uno stile, un ellenismo. Divenne icona di amore gay per eccellenza. Un vero e proprio culto di cui permea il mondo ancora oggi.
“Ho imposto al mondo la sua immagine: oggi esistono al mondo più ritratti di quel fanciullo che di qualsiasi uomo illustre, di qualsiasi regina. Sulle prime mi stava a cuore far registrare dalle statue la bellezza successiva di una forma nel suo mutare, nel seguito l’arte divenne una specie di magia capace di evocare il volto perduto. Le immagini colossali mi sembravano un mezzo per esprimere le vere proporzioni che l’amore conferisce agli esseri, queste immagini le volevo enormi come un volto visto da vicino, alte e solenni come le visioni degli incubi, pesanti come il ricordo che mi perseguita.”
E così come disse anche Pessoa, la morte di Antinoo “è” la morte di ogni amore. Statue, vasi, pitture, nasi e sopracciglia che emergono dagli scavi, piscine e tombe dedicate che rappresentano l’amore puro, giovane, incondizionato del più elevato imperatore del più grande impero mai esistito in occidente.
Letizia Strambi