La recente decisione della Corte Suprema di Mauritius di dichiarare “incostituzionale” e “discriminatoria” la sezione 250 del codice penale, che criminalizzava le relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso, ha segnato un punto di svolta per i diritti LGBTQIA+ non solo sull’isola, ma anche in tutta l’Africa.
La sezione 250 del codice penale risale al 1838, una norma di chiara matrice coloniale. L’isola, un tempo colonia britannica, aveva mantenuto questa disposizione anche dopo aver ottenuto l’indipendenza nel 1968. La legge stabiliva pene fino a cinque anni di carcere per coloro che venivano trovati colpevoli di “sodomitismo”.
Abdool Ridwan Firaas Ah Seek, presidente dell’organizzazione locale LGBTQIA+ Collectif Arc-en-Ciel e sostenuto dallo Human Dignity Trust di Londra, ha avviato una battaglia legale contestando la costituzionalità di questa sezione del codice penale. L’argomento centrale era che, come cittadino di un Paese democratico e laico, la sua vita privata non doveva essere soggetta a interferenze da parte dello Stato.
Nel pronunciare la sentenza, la Corte ha sottolineato diversi punti cruciali:
- La sezione 250 era palesemente in violazione dei principi costituzionali di Mauritius, basati su valori di democrazia e laicità.
- Il divieto criminalizzava ingiustamente l’unico modo naturale per Abdool e altri uomini omosessuali di avere rapporti sessuali, mentre gli uomini eterosessuali godevano di piena libertà in tal senso.
- Il riconoscimento dell’orientamento sessuale come “naturale e innato”, sottolineando che non può essere cambiato e che rappresenta una variante naturale della sessualità umana.
Dopo la sentenza, che ha dichiarato incostituzionale la criminalizzazione delle relazioni omosessuali, numerose organizzazioni e attivisti per i diritti umani hanno espresso il loro entusiasmo e sostegno. Lo Human Dignity Trust ha evidenziato come questa vittoria sia particolarmente significativa, poiché riduce il numero di giurisdizioni che ancora oggi in Africa criminalizzano le persone LGBTQIA+.
Altre nazioni africane come il Sud Africa, il Botswana, le Seychelles e il Mozambico hanno precedentemente depenalizzato l’omosessualità, sradicando le disposizioni criminalizzanti dell’era coloniale dai loro codici.
La vita difficile delle persone LGBTQIA+ in altri Paesi africani, come la Nigeria
Ci sono altre nazioni come la Nigeria dove l’omosessualità è ancora considerata un reato. Recentemente, la polizia nigeriana ha annunciato di aver arrestato almeno 67 persone che partecipavano a una cerimonia nuziale gay, segnando una delle più grandi operazioni di arresto di massa legate all’omosessualità nel paese dell’Africa occidentale. Questi “sospetti gay” sono stati fermati nella città di Ekpan, situata nello Stato meridionale del Delta, alle prime ore del mattino di lunedì. Durante questo evento, due persone stavano celebrando il loro matrimonio. Bright Edafe, il portavoce della polizia dello stato, ha confermato agli organi di stampa l’accaduto, sottolineando che l’omosessualità “non sarà mai tollerata” in Nigeria.
Eventi come quelli in Nigeria evidenziano le gravi violazioni dei diritti umani e la discriminazione che molti individui LGBTQIA+ affrontano nei loro Paesi d’origine. Queste circostanze spingono molti a cercare rifugio altrove, in paesi che offrono protezioni e diritti per la comunità LGBTQIA+.
L’Italia, con la sua storia di accoglienza e diritti umani, è stata una delle destinazioni scelte da molti di questi rifugiati. La protezione speciale precedentemente offerta dal sistema d’accoglienza italiano rappresentava una speranza per molte di queste persone, fornendo loro l’opportunità di ricostruire le loro vite lontano dalla persecuzione.
Tuttavia, la recente decisione del governo Meloni di rimuovere questa forma di protezione ha suscitato preoccupazione tra gli attivisti per i diritti umani e le organizzazioni che si occupano di rifugiati. Temono che tale decisione possa lasciare molti rifugiati LGBTQIA+, tra gli altri, in una situazione di vulnerabilità, senza la possibilità di ottenere protezione in Italia.
Vediamo qui di seguito, nel dettaglio.
La recente mossa del Governo Meloni sull’accoglienza LGBTQ+
Recentemente, sotto la guida di Giorgia Meloni, il governo italiano ha preso la decisione di eliminare la protezione speciale destinata ai migranti. Questa protezione speciale era uno dei principali strumenti attraverso cui le persone fuggite da situazioni di pericolo nei loro paesi d’origine potevano trovare accoglienza in Italia. Contrariamente alle giustificazioni fornite dal governo, sostenendo che tale protezione non esiste in altri Paesi europei e che la sua eliminazione ridurrebbe l’immigrazione in Italia, queste affermazioni sono risultate essere infondate.
Il sistema di protezione in Italia
In Italia, i migranti possono beneficiare di tre forme di accoglienza. Queste sono:
- Status di rifugiato: Questo status è concesso a coloro che temono di essere perseguitati a causa della loro razza, religione, cittadinanza, appartenenza a un particolare gruppo sociale o per le loro opinioni politiche.
- Protezione sussidiaria: Viene concessa a coloro che non rientrano nella categoria di rifugiato, ma che corrono un “rischio effettivo” di subire danni gravi tornando nel loro paese d’origine, come morte, tortura, o minaccia di violenza dovuta a un conflitto armato.
- Protezione speciale: Questa forma di protezione è stata introdotta in seguito alla legge 132 del 2018 e ampliata dalla legge 173 del 2022. Essa prevede un permesso di soggiorno di due anni per coloro che non possono ottenere la protezione internazionale o sono in attesa che i loro requisiti vengano verificati. La protezione speciale si focalizza principalmente sulla tutela della vita privata e familiare del richiedente.
Nel 2022, l’Italia ha concesso lo status di rifugiato a 6.161 persone, la protezione sussidiaria a 6.770 e la protezione speciale a 10.865.
La situazione in Europa
Contrariamente alle dichiarazioni del governo, la protezione speciale non è una peculiarità italiana. Infatti, forme di protezione analoghe sono presenti in altri 17 paesi europei. Tra questi paesi figurano la Germania, la Spagna, la Svizzera, l’Irlanda, i Paesi Bassi, e molti altri.
Le conseguenze della rimozione della protezione speciale
Gli esperti sostengono che eliminare la protezione speciale potrebbe causare caos nel sistema d’accoglienza italiano, portando a confusione, disagio sociale, emarginazione e conflitti. Questo potrebbe rendere anche più complicato il lavoro per le autorità locali e potrebbe aumentare il numero di migranti irregolari, rendendoli vulnerabili a sfruttamenti di vario genere.
La decisione del governo Meloni di eliminare la protezione speciale potrebbe avere gravi ripercussioni sul sistema d’accoglienza italiano e sulla vita dei migranti che cercano rifugio in Italia.