Uomo e cosmesi: potrebbe sembrare un benefit dei giorni nostri, e invece si perde nei secoli della nostra storia.
Quando si pensa alla cosmesi maschile nella Roma antica il primo luogo che ci viene in mente sono le terme. E proprio alle “thermae romae” luogo frequentatissimo da ogni ceto sociale, che gli antichi romani si detergevano il corpo tramite l’ausilio di una spugna, massaggiandovi sopra vari prodotti, tra cui l’argilla, un preparato a base di radice di pianta saponaria, o utilizzando un impasto di olio e sabbia, dopodiché si praticava un peeling tramite uno strigile, una sorta di raschietto in metallo, usato anche dagli atleti dopo le competizioni sportive per eliminare l’eccesso di sudore, polvere e olio.
Secondo una superstizione, la polvere e il sudore raschiati dai corpi degli stessi atleti, dovevano essere raccolti e confezionati, creandone un unguento chiamato rhypos (termine greco che significa sudiciume), capace di trasmettere vigore ed energia a chi lo applicava sulla propria pelle. Terminata l’igiene, ci si concentrava sulla rimozione dei peli superflui: la depilazione maschile era ampiamente praticata, tanto derisa quanto diffusa.
Cesare e Augusto, ad esempio, si depilavano le gambe con gusci di noci incandescenti, convinti che in tal modo i peli sarebbero ricresciuti più morbidi. Alcuni uomini ricorrevano anche all’uso di cere naturali e successivamente venivano applicate sostanze caustiche (vegetali o animali), in grado di inibire la ricrescita del pelo.
L’uomo ricco, il dominus, era solito farsi radere al mattino dai propri schiavi personali addetti all’operazione (tonsores), e a seguire tramite delle pinzette (volsellae) si faceva estirpare i peli superflui ai lati delle sopracciglia, sul collo e sulla nuca, uno ad uno! Per quanto riguarda la capigliatura, anche gli uomini seguirono le varie mode succedutesi attraverso le epoche: per tutta l’età repubblicana i capelli venivano portati corti e pettinati in avanti, ma già dalla tarda età augustea si diffuse l’abitudine di acconciarli e tramite il calamistrum, arricciarli rendendoli più voluminosi. Per quanto riguarda la barba, fino all’età adrianea gli uomini si radevano completamente, ma successivamente si affermò la moda di esibire invece una barba lunga arricciata, che perdurò fino al III secolo d.C.
Per quanto riguarda l’arrivo della brizzolatura alcuni antichi romani tentavano di nascondere i capelli bianchi usando il nero della pece. Gli uomini invece afflitti dal problema della calvizie ricorrevano spesso a pettinature col riporto (ad esempio Giulio Cesare). Per simulare una chioma più fitta si applicava talvolta del nero fumo (o mallo di noce) sulla cute, colorando la pelle e dando l’impressione che la capigliatura fosse più folta. In alternativa molti uomini ricorrevano all’uso di parrucchini e toupet, che già all’epoca esistevano in varie gradazioni di colore. Le lozioni per la ricrescita “miracolosa” dei capelli esistevano già a quel tempo, ma erano ovviamente del tutto inefficaci. Quaesitum semper vanitas! (vanità impera sempre)
Di Rossano De Cesaris
© Photo Roberto Chiovitti