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L’omosessualità e la sessualità in antichità: Napoli, Pompei e Capri

Redazione by Redazione
7 Ottobre 2021
Reading Time: 4 mins read

Visitare Pompei è come fare un salto indietro nel tempo di duemila anni, un salto che fa riscoprire il modo di vivere degli antichi romani.

Dalle case, ai negozi, alle strade, alla coltre di materiale vulcanico, tutto è rimasto fermo al 79 d.C., anno in cui il Vesuvio eruttò e distrusse la città. Camminare in quei luoghi è come rivivere quei momenti: le decorazioni, gli affreschi, i graffiti… tutto è ancora lì per raccontare la vita, la tradizione e la cultura pompeiana. E ancora, la sessualità antica, considerata un regalo degli dei da godersi fino in fondo, è completamente percepibile. Il sesso, per la maggior parte dei romani, era indubbiamente un elemento gratificante della propria vita ma anche un dovere. Gli uomini erano felici di mettere in mostra la loro virilità e la loro abilità sessuale; le donne invece, erano obbligate a farlo per procreare e per aiutare l’Impero a crescere.

Per le donne di quell’epoca il sesso significava essere completamente passive e sottostare alla volontà dell’uomo, come se fosse un loro dovere. Così, gli uomini che si sottomettevano erano considerati privi di ogni virtù, venivano oltraggiati e denunciati per la loro effeminatezza.

Come confermato da svariate fonti letterarie, l’omosessualità a quei tempi era frequente e non suscitava alcuno scandalo se soggetta a regole. Queste regole venivano stabilite dalla “morale comune” e la mancata osservanza poteva portare a conseguenze quali, nel peggiore dei casi, la perdita di alcuni diritti civili fondamentali. Il cittadino romano poteva tranquillamente essere omosessuale ma veniva rispettato solo se il proprio compagno era di un rango inferiore.

Gli antichi romani erano lontanissimi da ciò che oggi viene definito “distinzione di genere” o “discriminazioni in base all’orientamento sessuale”. Il rapporto fra persone dello stesso sesso era percepito come assolutamente normale e naturale, sempre nel limite di alcuni parametri sociali.

Le pratiche omosessuali erano molto frequenti anche fra gli uomini di potere: Giulio Cesare è forse il più famoso bisessuale della storia. Veniva chiamato scherzosamente da Cicerone “marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti” e “regina di Bitinia”, a causa della lunga relazione intrattenuta con il re di Bitinia Nicomede IV.

Tiberio, a Capri, per la sua dissolutezza si vestiva da donna; Caligola a volte si presentava ai banchetti vestito da Venere. Nerone, pieno di rimorsi dopo aver ucciso con un calcio al ventre la moglie incinta Poppaea Sabina, cercò un surrogato che le somigliasse, trovò Sporus, un giovane eunuco con cui volle unirsi in matrimonio. Il popolo di Nerone lo castrò e la coppia si sposò.
Ma è sicuramente quella fra Adriano e Antinoo la storia più interessante dell’antichità: l’imperatore ebbe una relazione lunga anni con il giovane liberto che molto probabilmente andava al di là della semplice attrazione sessuale. Dopo la morte di Antinoo, Adriano diffuse un vero e proprio culto religioso per celebrare il compagno defunto: fondò una città in suo onore e fece in modo che venisse venerato come un dio.

Tornando a Pompei, ancora oggi, è percepibile la forte sessualità del tempo che si rispecchia chiaramente in alcuni specifici luoghi. La Casa dei Vetti, una domus al cui ingresso si trova un affresco di Priapo: qui, il figlio di Afrodite e Dioniso, è rappresentato appoggiato ad una parete con il suo gigantesco fallo posato sul piatto di una bilancia. Sull’altro piatto una borsa di denari. Chiara diventa quindi la funzione apotropaica che i romani annettevano al fallo, simbolo di prosperità ed abbondanza. Il fallo è riccamente conservato nel Gabinetto segreto presso il Museo Archeologico di Napoli. Negli anni si è trasformato nel corno portafortuna tipico della città partenopea. Nell’antichità, le Case “del piacere”, erano riccamente decorate alle pareti con affreschi che rappresentano atti sessuali di ogni tipo: gay, etero e anche di gruppo. Si pensa che gli affreschi indicassero i servizi che si potevano richiedere nel bordello, il che autorizzava alla libertà del gusto e del consumo.

Altro luogo percepito come “omoerotico” a Pompei è la Casa del Criptoportico dove è conservato il calco degli amanti. Per molto tempo si è pensato fosse un abbraccio tra una madre e una figlia, ma dopo aver effettuato una TAC e l’analisi del DNA si è scoperto essere quello di due uomini adulti abbracciati. Anche se non si può affermare che fossero una coppia gay, la posizione e l’età di entrambi lascia immaginare che i due uomini potessero stare insieme e che si siano abbracciati prima di morire.

A Pompei, come in tutta la Campania, si respirava una libertà ancora sconosciuta nel resto d’Europa: Capri fu il rifugio dell’incredibile Oscar Wilde mentre, la magnifica Costiera Amalfitana dell’imprenditore tedesco Krupp. Oggi tutti questi luoghi sono uno dei punti focali del turismo LGBTQ+ friendly italiano.

Di Andrea Fiorillo

 

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