È sempre più apprezzata la maison che seppe precorrere i tempi e continua il suo cammino vestendo ognuno secondo la sua personalità, ma costantemente nel nome dell’eleganza.
La moda italiana nasce come è nato il marchio Litrico: nelle sartorie. Se Milano è la patria dello show business della moda, le vere radici dello stile affondano tra i sanpietrini di Roma, nelle botteghe dei sarti divenute atelier. Accadde tutto in un momento magico, in cui la laboriosità del dopoguerra lasciava il passo all’arte nella sartoria, per rivelare lo stile.
Se le sorelle Fontana possono dirsi all’origine dalla moda femminile, Angelo Litrico fu il padre di quella maschile.
Le vere star di Hollywood, soprattutto gli uomini, ancora oggi, quando sono nella Capitale, si recano da Litrico. Un atelier il cui nome gira per preziosi e sommessi passaparola. Un club unico, di uomini che hanno sete di originalità, eleganza, ma soprattutto che hanno rispetto per la propria identità, per la qualità, per l’anima e l’estro di chi disegna per loro.
UNA SFILZA DI STAR E DI FUTURI STILISTI
Una storia che si ripete di generazione in generazione. John Kennedy vestiva un abito Litrico davanti a Marylin Monroe che gli faceva gli auguri più hot del secolo scorso.
Quando Nikita Kruscev, alle Nazioni Unite di New York, si toglieva una scarpa per batterla violentemente sul tavolo in segno di protesta, era una calzatura di Litrico.
I capi di Stato avevano una predilezione per Litrico. Oltre ai primi attori del disgelo, hanno vestito abiti del famoso sarto Angelo Litrico: Tito, Peron, Pertini, Nasser, Gronchi, Leone, Re Hussein, Re Umberto di Savoia, Eisenhower, Nixon.
E poi quella Roma felliniana de “La Dolce Vita”, in cui abitava un meraviglioso circo che si perpetua ancora, come ha testimoniato “La grande Bellezza”. I pugili appassionati e gelosi come Tiberio Mitri, l’irascibile Claudio Villa, il generoso Aldo Fabrizi, gli artisti come Guttuso, i poeti come Quasimodo, Ungaretti, i protagonisti della Hollywood sul Tevere di quegli anni come Richard Burton, John Houston, ma anche della Cinecittà nostrana come Rossano Brazzi, Amedeo Nazzari, Vittorio Gassman, Domenico Modugno. Negli archivi Litrico sono conservati i disegni di Valentino, Balestra, Schubert.
Tutti gli stilisti autori della moda del Novecento sono passati per via Sicilia. In quella traversa di via Veneto vicino al Club 84, all’Harry’s Bar, al Cafè de Paris, al Jackie ‘O, dove prese il via la carriera di Angelo Litrico, appena arrivato dalla Sicilia.
UNA PREMIÉRE FORTUNATA
Angelo, con dieci fratelli, era stato abituato fin da piccolo al lavoro. A Roma aveva iniziato presso un sarto di periferia, ma il profumo della Dolce Vita era troppo ammaliante. Così tentò il salto di qualità, facendosi assumere in centro. La fortuna del sarto ebbe origine al teatro dell’Opera. Una sera andò vestito con uno smoking di seta verde fatto con uno scampolo avanzato della sartoria di cui era dipendente. Lo notò Rossano Brazzi nel foyer con Vittorio Gassman, e gli chiese chi era il sarto autore di quel piccolo capolavoro. Angelo non disse che era lui, per imbarazzo, ma gli diede l’indirizzo. Il giorno dopo l’attore andò a trovarlo gli ordinò due abiti. Ovviamente cominciarono tutti a imitare la star e la sartoria di via Sicilia divenne di Angelo in brevissimo tempo.
Ancora oggi il mercato russo apprezza moltissimo il marchio Litrico, ma tutto ebbe inizio con la seconda fase del successo di questo stilista, quando Angelo fu inviato, nel 1957, a partecipare alle sfilate in questo Paese. Un fatto già insolito di per sé, perché le sfilate erano declinate all’inizio solo al femminile. Ma Angelo era per queste scelte d’avanguardia. Ebbe l’idea di portare in dono a Krusciov un cappotto. Dopo qualche mese, in previsione del suo viaggio negli Stati Uniti Krusciov chiese a Litrico un intero guardaroba. In America, i giornalisti sorpresi dall’eleganza del premier sovietico gli chiesero chi fosse l’autore dei suoi vestiti e lui rispose: “un italiano: Angelo Litrico”.
Fortuna volle che Angelo nello stesso momento si trovasse negli Stati Uniti per una manifestazione di moda. Fu rintracciato e la stampa lo mise sotto i riflettori. Centinaia, tra giornalisti e riviste di tutto il mondo, parlarono di lui, in 37 lingue. Era fatta.
L’Atelier cominciò ad aprire importanti varchi internazionali alla moda maschile italiana contribuendo a creare quello che oggi è noto come Made in Italy.
Oggi Litrico è inserito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nell’Archivio Storico della Sartoria quale italiano di Interesse Storico Particolarmente Importante.
LITRICO OGGI
Rispetto molti stilisti Litrico aveva un approccio sartoriale. Angelo partiva sempre dunque dall’uomo, mai dall’abito. E così ancora oggi, Luca Litrico, alla terza generazione, considera l’uomo per scoprirne le necessità, le debolezze, i capricci, le esigenze estetiche.
Fin da Angelo Litrico in questa maison si va oltre la monotonia dell’abito maschile, alla ricerca dell’eleganza fuori dall’ordinario. Piccoli vezzi, non soltanto negli accessori come le cravatte. Si osa nel colletto, nel disegno dei polsini, nei contrasti dei gessati, nei colori desueti, nelle fantasie, nella scelta di preziosissimi tessuti. Una creatività vivace che osa senza mai passare il segno, restando fedele alla tradizione della sartoria italiana di Alta Moda maschile su misura.
Tra le collezioni Litrico abbiamo diversi stili. Vi è la linea Classica, gli abiti della tradizione, intramontabili, disegnati per il cliente dopo aver ascoltato le sue esigenze, ma soprattutto dopo aver capito chi è.
Se c’è uno stile che non passerà mai di moda è proprio l’Elegante. L’uomo elegante Litrico riflette i canoni di questo stile esaltandone le potenzialità, offrendo un prodotto iconico, un capo unico nel suo genere.
Il Casual “non significa casuale” ci avverte Luca Litrico. Si tratta infatti di capi facili da abbinare tra loro. I colori neutri dei capi base si possono arricchire con dettagli e pezzi più eccentrici e identificativi, per garantire uno stile sempre inimitabile. Come una camicia botton down adatta ai contesti informali, magari realizzata in un tessuto particolare, oppure una Blazer dal taglio sportivo.
Particolarissimo lo stile Dandy che si rifà allo stile diffuso nei primi decenni dell’800 ma che è tornato vivissimo dagli anni Novanta in poi grazie ad alcuni personaggi come David Bowie e George Michael. Il dandy moderno vede nell’abito un simbolo della superiorità aristocratica del suo spirito ed è attratto dal bello. A volte può essere eccentrico, ma raramente esagerato. Particolarmente amato in Giappone questo stile negli ultimi due anni sta vivendo un gran successo anche tra le star come Jared Leto.
Infine il Free Style è decisamente il più originale. Ritrae perfettamente gusto e personalità di chi lo indossa e rappresenta un abito che vuole lasciare il segno, sia che si indossi per un evento che per sé stessi. La scelta può essere incline a una fantasia di code di pavone o nel fuoco del rosso. A ognuno il suo.
A questi stili si somma la linea Urban. Marchio alla portata di tutti, nato per fare avvicinare all’eleganza della sartoria maschile anche i professionisti che hanno bisogno di muoversi, lavorare in città. Pur essendo dedicata alla vita di ogni giorno, la linea mantiene tessuti naturali provenienti dall’Italia, garantendo abiti da uomo senza materiali plastici all’interno, perfino per i bottoni.
Di Letizia Strambi
Immagine cover: Dolce Vita a casa di Angelo Litrico, con Domenico Modugno, Anna Magnani, Franco Zeffirelli ed altri amici.
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