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Allarme Grindr in Egitto. L’app di incontri invia un’avvertenza urgente ai suoi utenti: massima cautela richiesta

Giorgio Romano Arcuri by Giorgio Romano Arcuri
28 Marzo 2023
Reading Time: 4 mins read

Grindr, l’app di incontri gay più famosa al mondo, ha lanciato un allarme il 23 marzo: “Siamo stati avvertiti che la polizia egiziana sta attivamente arrestando persone gay, bi e trans sulle piattaforme digitali“, scrive il comunicato. Grindr invita, inoltre, i suoi utenti a prestare attenzione agli account fake e a essere cauti sia online che offline.

Questo è il destino che attende la comunità LGBTQIA+ in Egitto, dove l’atmosfera è ormai più brutale e soffocante che mai. Non solo i cittadini egiziani, ma anche gli stranieri in visita o che hanno domicilio nel Paese sono a rischio di arresto. 

La BBC News aveva già rilasciato il 31 gennaio una video-inchiesta che denunciava atti di violenza e persecuzione nei confronti della comunità LGBTQIA+ (qui il video su Youtube). La BBC ha reso note, in particolare, alcune trascrizioni di conversazioni tra la polizia egiziana e persone gay su app come WhosHere e Grindr, che dimostrano l’utilizzo di queste piattaforme per adescare la comunità LGBTQIA+. La polizia, infatti, cerca spesso di far accettare ai propri interlocutori sesso in cambio di denaro, in modo da poterli poi accusare e portare in tribunale.

Le stesse “tecniche” utilizzate dalla polizia vengono impiegate anche dalle gang criminali, che individuano le persone LGBTQIA+ per poi aggredirle, umiliarle, commettere violenze contro di loro ed estorcere loro denaro minacciando di diffondere i video delle violenze online. 

La situazione in Egitto evidenzia la necessità di un’azione congiunta a livello internazionale per proteggere i diritti e la sicurezza della comunità LGBTQIA+ nel paese. La collaborazione tra le piattaforme di incontri, le organizzazioni per i diritti umani e le istituzioni internazionali è fondamentale per garantire un ambiente sicuro e libero da discriminazioni e violenze per tutti.

La “legge sulla depravazione” egiziana che permette la persecuzione contro le persone LGBTQIA+ 

La legge n. 10 del 1961, detta “legge sulla depravazione”, o “legge sulla dissolutezza” consente alle forze dell’ordine di perseguitare le persone LGBTQIA+ sulla base di comportamenti considerati “depravati”, o “contro la morale pubblica”, secondo la Costituzione.

Sebbene l’omosessualità non sia espressamente illegale in Egitto, questa legge viene spesso utilizzata per colpire e discriminare la comunità LGBTQIA+.

La “legge sulla depravazione” si concentra su attività sessuali ritenute immorali o non conformi alle norme sociali e religiose del paese. Le autorità egiziane utilizzano questa legge come uno strumento per giustificare l’arresto e la persecuzione di persone LGBTQIA+ o chiunque sospettino di condurre uno stile di vita non conforme alla morale pubblica.

Le persone arrestate in base a questa legge possono affrontare una serie di accuse, tra cui prostituzione, promozione della dissolutezza o anche attentato alla pubblica moralità. Le pene previste per queste accuse variano, ma possono includere multe, pene detentive e, in alcuni casi, lavori forzati.

Molti utenti si dicono spaventati e non più al sicuro, uscendo di casa solo se accompagnati in macchina e sottolineando l’impatto che il costante scrutinio ha sulla loro salute mentale e fisica. Human Rights Watch sostiene che né Grindr né altre piattaforme social come Instagram o Facebook stiano facendo abbastanza per proteggere i propri utenti.

Ad ogni modo, un portavoce di Grindr ha dichiarato a Pink News che l’app sta collaborando con organizzazioni internazionali per garantire uno spazio sicuro alla comunità LGBTQIA+ egiziana. “I nostri cuori sono con la nostra comunità in Egitto“, afferma il rappresentante.

Alcune misure che le app di incontri e i social media dovrebbero utilizzare per fornire dei “safe space”, spazi sicuri online per le persone LGBTQIA+ 

Ecco alcune misure che le app di incontri e i social media potrebbero adottare per migliorare la protezione dei loro utenti nei Paesi ad alto rischio per le persone LGBTQIA+:

  • Crittografia end-to-end. Implementare la crittografia end-to-end nelle chat private, in modo che solo le persone coinvolte nella conversazione possano leggere i messaggi scambiati. Questo ridurrebbe il rischio che le forze dell’ordine intercettino e utilizzino le conversazioni come prove contro gli utenti.
  • Verifica dell’identità. Introdurre processi di verifica dell’identità più rigorosi per ridurre il numero di account falsi e limitare la capacità delle forze dell’ordine di creare profili ingannevoli. Tuttavia, è importante bilanciare la verifica dell’identità con il rispetto della privacy degli utenti.
  • Formazione e consapevolezza sulla sicurezza. Fornire agli utenti informazioni e risorse su come proteggere la propria privacy e sicurezza online. Ciò potrebbe includere consigli su come riconoscere account sospetti, impostazioni di privacy consigliate e come segnalare comportamenti inappropriati o minacciosi.
  • Monitoraggio e moderazione dei contenuti. Rafforzare il monitoraggio e la moderazione dei contenuti per identificare e rimuovere account sospetti, discorsi d’odio e altri contenuti dannosi. Le piattaforme dovrebbero investire in algoritmi e personale per migliorare la loro capacità di individuare e affrontare questi problemi.
  • Collaborazione con le organizzazioni per i diritti umani. Lavorare insieme a gruppi di difesa dei diritti umani e organizzazioni non governative per monitorare e rispondere alle violazioni dei diritti umani e promuovere la sicurezza e l’uguaglianza per la comunità LGBTQIA+.
  • Strumenti di segnalazione e supporto. Fornire strumenti di segnalazione facili da usare e accessibili per gli utenti che si sentono minacciati o a rischio e garantire che le piattaforme rispondano prontamente a queste segnalazioni.
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