Dopo il primo sì alla Camera di dicembre 2022, il Parlamento spagnolo ha approvato a metà febbraio 2023 la cosiddetta “Ley Trans”, la legge sull’autodeterminazione per le persone trans*, dove è presente anche il divieto per le terapie riparative. Insieme a questa legge, il sì è andato anche alla riforma riguardante la “salute sessuale e riproduttiva” che riguarda, in maniera principale, l’aborto.
Il 16 febbraio è stato, quindi, un momento fondamentale per la comunità LGBTQIA+ spagnola, per le donne e per altri gruppi spesso invisibilizzati, come le persone disabili. Irene Montero, ministra delle Pari Opportunità e promotrice delle due riforme, ha detto, in particolare, che è stata “una giornata storica per la tutela dei diritti” e “per il progresso femminista”. Ha, inoltre, aggiunto, a riguardo delle persone transgender che “non sono persone malate”: “Sono persone, punto e basta.”
Vediamo qui di seguito nel dettaglio in cosa consistono la “Ley Trans” e la nuova legge sull’aborto.
La “Ley Trans” nella Spagna sempre più LGBTQ friendly
La Ley Trans, conosciuta anche come “legge per l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone transgender e per la garanzia dei diritti delle persone LGBTQ+”, è una legge che permette alle persone trans* di autodeterminare il proprio genere nei documenti a partire dai 16 anni, senza la necessità di alcun certificato medico o giudiziale.
Se prima in Spagna (come accade attualmente in Italia) erano necessari almeno due anni di trattamento ormonale ed una diagnosi medica/psicologica che certificassero la “disforia di genere”, da febbraio 2023 basta, quindi, semplicemente un’autocertificazione: per le persone minorenni con un’età compresa tra i 14 e i 16 anni vale come autorizzazione quella dei rappresentanti legali; tra i 12 e i 14 anni va richiesto e ottenuto il consenso da parte di un giudice; al di sotto dei 12 anni, invece, non è possibile richiedere alcun cambio anagrafico, se non attraverso la carriera alias nelle scuole.
La “Ley Trans” garantisce, inoltre, il diritto all’assistenza sanitaria gratuita, inclusi gli interventi di riassegnazione sessuale, il diritto di matrimonio e di adozione.
La nuova legge sull’aborto e sulla salute sessuale riproduttiva
Questa riforma ha come obiettivo fondamentale quello di garantire l’aborto in tutti gli ospedali pubblici della Spagna e far sì che ogni comunità autonoma spagnola investa a riguardo.
Tutte le donne, secondo la nuova legge sull’aborto, devono avere accesso all’interruzione di gravidanza: se questo non è possibile in certi ospedali pubblici, deve esserci la possibilità di farlo in centri o in cliniche specializzati.
In particolare, le ragazze di 16 e 17 anni di età e le ragazze disabili possono interrompere la loro gravidanza negli ospedali pubblici senza il permesso dei genitori. Per le ragazze sotto questa età servirà l’autorizzazione (in caso di pareri discordi dovrà intervenire un giudice).
L’aborto è garantito fino alla 14esima settimana di gestazione. Dalla 14esima fino fino alla 21esima settimana, si può praticare quello che è noto come aborto terapeutico, un’interruzione per motivi esclusivamente medici, derivati, ad esempio, da malformazione del feto o da pericolo di vita per la gestante.
Oltre a garantire una maggiore possibilità di interrompere la gravidanza, la riforma ha fatto leva anche su altri aspetti, come la “salute mestruale”: sono stati, ad esempio, istituiti i congedi mestruali, dando alle donne la possibilità di prendersi dalle tre alle cinque giornate di malattia al mese quando i cicli mestruali diventano particolarmente dolorosi. Inoltre, per le donne a rischio di esclusione sociale (come quelle nelle carceri) saranno offerti gratuitamente assorbenti e prodotti per l’igiene necessari per le mestruazioni.
Infine, non meno importante, è l’aspetto della contraccezione che la riforma ha voluto porre in primo piano: saranno distribuiti gratuitamente contraccettivi ormonali (come la pillola del giorno o altri a più lunga durata d’azione). Questi contraccettivi saranno distribuiti anche nelle scuole, nei centri educativi e nelle carceri in concomitanza di campagne di educazione sessuale.