Fino alla fine di dicembre c’è la possibilità di rispondere al questionario “Hate Crimes no more”, realizzato dal Centro Risorse LGBTI, con l’intenzione di censire il fenomeno dell’omofobia, lesbofobia, bifobia e trasnsfobia in Italia. Un progetto di tutto rispetto, attuale e di grande importanza. Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Valeria Roberti (Centro Risorse LGBTI) che ha illustrato, tra le tante cose, la mission del questionario. “Con i dati raccolti vogliamo spingere per una legge contro l’omotrasfobia”.
Raccontaci un po’ il progetto. Perché l’idea di “Hate Crimes no more”
Il Centro Risorse LGBTI lavora da tempo contro i crimini d’odio. Per noi è un tema molto importante a cui da sempre abbiamo dedicato grande attenzione proprio perché, in quanto associazione, è importante analizzare tutte le sfumature della comunità. Come Centro Risorse questo non è il primo progetto che portiamo avanti. Molti sono stati a base regionali, ma quest’anno abbiamo voluto fare il salto. L’idea è recensire e raccogliere i dati sulle violenze subite in modo da poter ovviare al problema. Il passaggio, ovviamente, non è immediato. Avere però un dato preciso e un’idea di quanti e quali discriminazioni la gente ha subito, è già un punto di partenza.
E il questionario in che modo è strutturato?
Ci sono una serie di possibili risposte a cui l’utente può rispondere. Anche una voce chiamata “Altro”, dove si può aggiungere qualsiasi cosa. E le domande spaziano su diversi argomenti: dalla scuola al posto del lavoro. Abbiamo fatto in modo di scendere nel dettaglio per avere un dato quanto più preciso possibile.
Cosa vi ha spinto in quanto associazione LGBTI a censire il fenomeno dell’omofobia?
È nella nostra mission lavorare sui dati e sui fenomeni che colpiscono la comunità. Certi avvenimenti, a volte, non si riescono a quantificare e proprio per questo abbiamo deciso di spingerci in questo territorio inesplorato. E a fronte di una situazione nazionale in bilico, come associazione, era giusto agire e tentare di fare la differenza.
Come sta procedendo la raccolta dei dati?
Non c’è nessuna reticenza. Anzi stiamo ricevendo un feedback molto positivo. L’ultima estrazione dati (21 novembre) è di circa 500 risposte e siamo molto contenti di questo risultato. Puntiamo a raggiungere le 1000 risposte, così da permettere di spiegare al meglio la gravità del fenomeno in analisi. Al momento non conosciamo la natura di tutti i dati che stiamo raccogliendo. Sicuramente da precedenti ricerche abbiamo rilevato situazioni sia gravi che leggere. Il censimento è fondamentale proprio perché le persone vengono discriminate in modo diverso e ci sono diversi fattori da analizzare. Ciò che manca, in sostanza, è la consapevolezza dell’atto discriminatorio.
Una volta che avrete raccolto tutte le risposte: cosa succederà?
L’idea è di diffondere i risultati in maniera capillare. Attraverso i comunicati stampa cercheremo di mettere al corrente i giornali, le istituzioni e anche e soprattutto altre associazioni LGBTI, sperando che possano supportare la nostra causa e la nostra mission. Il fine ultimo è un sogno, ma almeno ci proviamo. Magari proprio questo censimento potrebbe spingere per l’approvazione di una legge contro la omotransfobia.
Oltre Hate Crimes No more, come associazione, ci sono altri progetti all’orizzonte?
A noi piace immaginarci in nuovi ambiti. Ha senso lavorare su cose diverse per lambire nuovi territori. Se riusciamo a trovare i fondi, sarebbe grandioso analizzare il fenomeno della violenza all’interno delle coppie di genere.
https://youtu.be/07QmQxHxMGQ