L’esposizione “The Ugly Duchess: Beauty and Satire in the Renaissance“, che si svolge dal 16 marzo fino all’11 giugno alla National Gallery di Londra, mette in mostra una figura stravagante e intrigante che cattura l’attenzione dei visitatori: “La Duchessa Brutta” (“A Grotesque Old Woman”) di Quentin Massys, realizzata nel 1513.
Emma Capron, stimata studiosa e curatrice dell’arte rinascimentale, ha lanciato di recente una nuova teoria secondo cui la Duchessa potrebbe essere stata in realtà un uomo travestito.
Capron ha voluto portare nuova luce su questa figura iconica, svelando l’interesse di Massys per le feste in maschera, in cui gli uomini si vestivano da donne per confondere e divertire.
Durante la mostra, il dipinto è esposto accanto a un altro quadro, “An Old Man“, come se i due facessero parte dello stesso racconto: la Duchessa porge un bocciolo di rosa a un gentiluomo che rifiuta il dono con un gesto di disappunto. L’estetica audace della Duchessa sarebbe stata per Massys un astuto espediente per sovvertire le convenzioni del romanticismo e, al tempo stesso, ridicolizzare l’istituzione matrimoniale.
Inoltre, la disposizione dei personaggi nei dipinti sfida gli stereotipi di genere dell’epoca rinascimentale: a differenza delle rappresentazioni tradizionali, in cui l’uomo solitamente occupa la posizione di potere sulla sinistra, il “corteggiatore” si trova sulla destra, sorpreso e sconcertato dalla proposta della Duchessa in abiti femminili.
Capron spiega che queste immagini, talvolta grottesche, talvolta semplicemente eccentriche e satiriche, possono essere interpretate come metafore dei disordini sociali dell’epoca. “O forse,” aggiunge, “l’artista si stava semplicemente divertendo“.
Infine, la curatrice rivela che la Duchessa, in passato, era considerata la moglie del soggetto ritratto in “An Old Man”, ma recenti scoperte hanno suggerito che i due potrebbero essere, invece, protagonisti di un racconto d’amore non convenzionale ambientato in un mondo fantastico.
La duchessa brutta di Quentin Massys. Un’opera queer?
Le opere di Quinten Massys, in seguito allo studio della studiosa Emma Capron, possono tranquillamente essere associate al concetto di “queer” in quanto sfidano le norme tradizionali e le aspettative in termini di genere, sessualità e rappresentazione.
Sebbene il termine “queer” non fosse in uso durante il periodo in cui Massys visse e creò le sue opere, possiamo applicare retrospettivamente questa prospettiva critica per analizzare il suo lavoro. L’umorismo satirico e l’attenzione di Massys alle anomalie sociali e morali dell’epoca possono essere interpretati come un modo per esplorare e sfidare le norme e le aspettative sociali, incluse quelle relative a genere e sessualità. La sua opera mette in evidenza personaggi e situazioni che si collocano al di fuori delle convenzioni tradizionali, spingendo lo spettatore a riflettere su queste tematiche.
Il concetto di “queer” può offrire, quindi, un’utile lente critica per esaminare e rivalutare il lavoro di Massys e altri artisti del Rinascimento che hanno affrontato temi di genere e sessualità in modo non convenzionale o provocatorio.
Cenni biografici di Quentin Massys
Quentin Massys (in olandese “Quinten Matsijs”) è stato un importante pittore fiammingo vissuto tra il 1466 e il 1530.
Nato a Louvain, nelle Fiandre (oggi Belgio), Massys è considerato uno dei fondatori della scuola di pittura di Anversa. L’artista è noto, in particolare, per i suoi dipinti che contengono un forte elemento religioso, caratteristico delle opere tradizionali fiamminghe, accompagnato a sua volta da un realismo che spesso ha favorito il grottesco. I ritratti sono caratterizzati, inoltre, da un’attenzione meticolosa ai dettagli che deriva dall’influenza di altri artisti fiamminghi come Jan van Eyck e Rogier van der Weyden.
Si formò da autodidatta dopo aver iniziato la sua carriera come fabbro e riuscì a sviluppare uno stile personale che univa l’attenzione fiamminga ai dettagli con un senso dell’umorismo e della satira tipico del Rinascimento italiano.
Tra le sue opere più famose figurano, oltre a “La duchessa brutta” (circa 1513), anche “Il cambiavalute e sua moglie” (1514), “Gli usurai” (1520). Ne “Gli usurai” Massys mette in luce la cupidigia e la corruzione degli usurai e dei banchieri dell’epoca, offrendo al contempo una rappresentazione dettagliata e realistica della vita quotidiana nel XVI secolo.
Le opere di Quinten Massys ebbero un impatto significativo sui pittori successivi, tra cui il figlio Jan Massys e il genero Frans Floris. Inoltre, i suoi dipinti satirici e caricaturali, come appunto “La duchessa brutta“, influenzarono artisti del calibro di Pieter Bruegel il Vecchio e Hieronymus Bosch, contribuendo all’evoluzione dell’arte fiamminga nel corso del Rinascimento.
Sebbene Massys non abbia raggiunto la stessa fama internazionale di alcuni suoi contemporanei, il suo lavoro è ancora oggi apprezzato per l’abilità tecnica, la finezza psicologica e l’umorismo pungente che lo caratterizza.