La Bosnia-Erzegovina è un paese ancora arretrato in materia di diritti LGBTQ+. L’omosessualità è legale dal 1998 e solo dal 2009 sono presenti leggi antidiscriminatorie sul luogo di lavoro, nella fornitura di beni e servizi e in tutti gli altri settori. È consentito cambiare sesso e dal 2016 sono in vigore leggi contro le discriminazioni verso l’identità di genere.
Il governo della Bosnia-Erzegovina è suddiviso in due entità politiche: la Republika Srpska e la Federazione di Bosnia ed Erzegovina. Attualmente, nessuna delle due entità riconosce legalmente le coppie LGBTQI.
Così, dopo varie richieste di quest’ultime – costrette a farsi riconoscere o a sposarsi all’estero – la Federazione di Bosnia ed Erzegovina ha deciso di iniziare una consultazione al fine di riconoscere tale diritto. Così la Federazione ha designato un gruppo di lavoro interdipartimentale per esaminare la possibilità di introdurre la legalizzazione delle coppie dello stesso sesso. Il gruppo guidato da Sead Lisak si riunirà per la prima volta entro la fine di aprile e incontrerà attivisti LGBTQI per discutere sui loro diritti prima di legiferare.
Al contrario, la Republika Srpska non sta prendendo nemmeno lontanamente in considerazione questa ipotesi.
Ciò nonostante, se la legislazione dovesse andare in porto la Bosnia-Erzegovina otterrebbe un grandissimo traguardo e diventerebbe stato pioniere tra tutti gli stati dei Balcani che ancora oggi non garantiscono questo tipo di diritti alla comunità LGBTQI e dove, addirittura, sono in vigore divieti costituzionali in materia.