Jakub Jankto, centrocampista ceco, ha segnato un traguardo significativo nel mondo del calcio, diventando il primo calciatore dichiaratamente gay a competere nel massimo campionato italiano, la Serie A. Questo avvenimento rappresenta un passo importante per la visibilità LGBTQ+ nel mondo dello sport, in particolare nel calcio, un settore dove l’omosessualità è spesso nascosta, osteggiata, o quantomeno non discussa apertamente.
Un passo coraggioso verso la libertà
Jankto ha fatto coming out a inizio febbraio, durante un colloquio con l’allenatore e i suoi compagni di squadra allo Sparta Praga. “Sono gay“, ha dichiarato, una frase semplice che ha aperto un dibattito spesso taciuto nel mondo del calcio. L’annuncio sui social ha fatto il giro del mondo, ma per Jankto il coming out è stata una questione di libertà personale: “Voglio essere libero“, ha affermato.
Dopo il coming out ha continuato la sua carriera giocando nella Repubblica Ceca e vincendo il campionato con lo Sparta Praga. Recentemente, il suo ritorno in Serie A con il Cagliari ha portato la notizia del suo coming out alla ribalta. In Italia, Jankto sarà il primo calciatore dichiaratamente omosessuale a giocare in serie A: nella nostra società (e in particolar modo nell’ambiente sportivo dove essere LGBTQ+ vuol dire ancora essere oggetto di pregiudizio e discriminazione), è di certo un atto coraggioso vivere apertamente il proprio orientamento sessuale non conforme alle aspettative di un ambiente sportivo dove spesso e volentieri si respirano mascolinità tossica e omobilesbotransfobia.
Il ritorno in Serie A
Dopo aver giocato per l’Udinese dal 2016 al 2018, e poi per la Sampdoria per tre anni, Jakub Jankto, classe ’96, ha giocato nel Getafe e nello Sparta Praga. Ora si appresta a tornare in Italia in Serie A, questa volta al Cagliari.
Un contratto di due anni e un ingaggio di un milione di euro, compresi i bonus, lo attendono in Sardegna, dove ritroverà Claudio Ranieri, il suo ex allenatore alla Sampdoria, che l’ha elogiato per il suo coraggio.
L’arrivo di Jankto in Italia è notevole non solo per le sue abilità sul campo, ma anche per quello che rappresenta. Jankto ha rivelato che, dopo il suo coming out, ha ricevuto messaggi da altri calciatori omosessuali che, per ora, hanno scelto di rimanere nell’ombra.
Lotta contro l’omofobia nel calcio
Nonostante i progressi socioculturali, l’omofobia nel calcio rimane un problema persistente. L’uscita di Jankto ha riacceso il dibattito sull’omosessualità in un ambiente che è stato per tanto tempo dominato da pregiudizi e discriminazione.
Il ministro dello Sport Andrea Abodi, pur riconoscendo Jankto come una “persona prima di tutto“, ha suscitato polemiche per i suoi commenti ambigui sull’omosessualità, definendola una “scelta personale” e affermando di “non amare le ostentazioni“.
Le parole di Abodi sottolineano la resistenza culturale persistente verso l’omosessualità nel calcio. Eppure, la determinazione di Jankto a vivere apertamente come omosessuale offre una speranza per un futuro in cui tutti possano vivere la propria vita senza paura del pregiudizio.
Come ha dichiarato Jankto: “Voglio vivere la mia vita in libertà senza paure. Senza pregiudizio. Senza violenza. Ma con amore“. La sua scelta coraggiosa è un faro di speranza per tutti coloro che aspirano a vivere la stessa libertà.