Chi viaggia alla ricerca della bellezza dei corpi umani guarda da sempre all’arte italiana. Non a caso da sempre meta di esteti, gaudenti, etero ed omosessuali. Devoti fedeli della religione pagana della nudità integrale di giovani femmine e maschi.
Infatti, per gli antichi greci e poi per i Latini i corpi nudi non rappresentavano nulla di imbarazzante e immorale, anzi, gli artisti greco-romani si sfidavano nella ricerca della perfetta riproduzione delle membra, parti intime comprese, seni femminili e glutei maschili soprattutto. Simboli e trofei di giovinezza, salute, piacere e amore.
In un’epoca in cui la vita media era di circa 35 anni, la rappresentazione di freschi corpi incorrotti era anche una sorta di talismano contro malattie, vecchiaia e morte.
A distanza di oltre duemila anni musei e siti archeologici classici italiani straripano di bellezze ritratte al naturale, e per ogni preferenza erotica. Per chi non si accontenta di tanta generosa offerta e vuole insistere nel Grand Tour del nudo artistico integrale, è necessario puntare al Rinascimento toscano, e non solo.
Quando artisti e mecenati, riscoprendo le dottrine platoniche e socratiche sull’amore, abbandonarono la demonizzazione cattolica medievale del corpo prigione dell’anima e sessualità corruttrice dello spirito. Ritrovando il piacere del trionfo del marmo che si fa carne, muscoli, forza e tensione di tendini e nervi, con una precisione anatomica che sposa scienza e sensualità.
Come nel David di Michelangelo, ma anche nei grovigli promiscui del Giambologna. La bellezza italiana cambiò di nuovo di segno con la Controriforma antiprotestante che spostò un’altra volta la bravura degli artisti verso temi religiosi e ultramondani.
Ma i cultori della carnalità esibita e glorificata potranno rinnovare i fasti dei corpi nudi più belli che si possano ammirare al mondo, visitando mostre e laboratori di Antonio Canova, protagonista dell’ennesimo recupero, tra Settecento e Ottocento, del neoclassicismo, addirittura superandolo in modernità tecnica nelle sue Veneri e nelle sue Grazie, nei suoi Paride e Teseo e addirittura nella totale nudità a cavallo di un giovane e prestante Napoleone Bonaparte.
Di Alessandro Cecchi Paone