Freddy McConnell, un giornalista multimediale transgender, ha perso la battaglia legale per farsi registrare come padre di suo figlio davanti alla Corte d’Appello.
Il giornalista ha vissuto diversi anni come uomo prima di sospendere il trattamento ormonale e dare alla luce suo figlio. McConnell, infatti, ha iniziato la transizione nel 2013 con la terapia del testosterone per poi sottoporsi durante l’anno successivo ad una doppia mastectomia, mantenendo però il sistema riproduttivo femminile. Così, anche i suoi documenti furono cambiati e venne riconosciuto legalmente con il genere maschile.
Nel 2018, dopo aver sospeso i trattamenti, diede alla luce suo figlio ma al momento della registrazione della nascita venne riconosciuto come “madre” e non “padre”. È a questo punto che inizia la sua lotta, McConnell si recò in tribunale sostenendo che l’accaduto violasse sia i suoi diritti che quelli del figlio.
A distanza di due anni, la scorsa settimana, tre giudici della Corte d’Appello hanno confermato la sentenza del giudice Sir Andrew McFarlane, il primo a valutare il caso. Secondo i giudici, il Gender Recognition Act (GRA), obbliga a registrare McConnell come madre e ciò non viola i suoi diritti alla vita privata e famigliare. Ora McConnell vuole far ricorso alla Corte Suprema.