Nel Sudan, come nella quasi totalità degli Stati africani, l’omosessualità non è riconosciuta e la comunità LGBTQ+ locale, se scoperta, è costretta a gravissime pene.
Ora, il Sudan, sta modificando la legislazione in materia di diritti umani con l’approvazione di un pacchetto di riforme che comprende anche l’eliminazione della pena di morte e la fustigazione per sodomia.
Infatti, secondo l’ormai ex art. 148/91, la sodomia in Sudan non era legale. Chi veniva colto in flagrante andava incontro, per la prima volta a 100 frustate ed era altresì responsabile di 5 anni di detenzione, per la seconda volta veniva punito con 100 frustate e un periodo di reclusione di massimo 5 anni, per la terza volta era condannato a morte o all’ergastolo.
Con le modifiche apportate, chi verrà giudicato colpevole per la prima volta andrà incontro a 5 anni di reclusione, per la seconda ad un massimo di 7 e per la terza all’ergastolo.
Tale decisione, è stata accolta positivamente dagli attivisti LGBTQ+, anche se non sufficiente. A tal riguardo Noor Sultan, fondatore del gruppo LGBTQ+ “Bedayaa” ha dichiarato: “Questi emendamenti non sono ancora sufficienti ma sono un grande primo passo pe il governo di transizione che sta cercando di apportare cambiamenti. Vediamo ciò come un cambiamento positivo sulla via della riforma”.