A seguito delle dichiarazioni di Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, riguardanti la regolarizzazione dei migranti, Il Grande Colibrì aderisce alla presa di posizione delle associazioni LGBT+ “Abbiamo una voce e sappiamo usarla”, che ha tra i primi firmatari Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Associazione Famiglie Arcobaleno, Associazione Quore, Omphalos LGBTI.
In particolare, il vicepresidente di Il Grande Colibrì, Lyas Laamari, rifugiato con un passato da migrante irregolare, si è rivolto a Marrazzo con una lettera aperta, criticando il fatto che quest’ultimo abbia preteso di rappresentare la comunità italiana di migranti LGBT, come si evence dal suo articolo all’interno di Huffington Post.
Di seguito le parole di Lyas Laamari:
“Gentile signor Fabrizio Marrazzo,
a seguito delle Sue dichiarazioni sulla proposta della ministra Teresa Bellanova di attivare una sanatoria volta a regolarizzare le quasi 600mila persone migranti irregolari e invisibili, sento di dover rispondere prima di tutto a titolo personale, in quanto migrante ex-irregolare, attualmente rifugiato e unito civilmente con un cittadino italiano, e poi in qualità di attivista per i diritti umani e per i diritti delle persone migranti, richiedenti e beneficiari di protezione internazionale LGBTQIA, e a nome di tutte le attiviste e attivisti della nostra associazione.
Probabilmente Lei, caro Marrazzo, non sa che la stragrande maggioranza delle persone sfruttate sono vittime di caporali con cittadinanza italiana naturale o acquisita. Forse non è informato sulle condizioni di vita di chi, non avendo il permesso di soggiorno, non ha nessun diritto ad affittare regolarmente un posto letto, non può accedere alle cure mediche o alle terapie ormonali se è una persona trans, o semplicemente non può avere la tessera di un’associazione che gestisce una discoteca dove andare a ballare.
Non avere una residenza significa non avere accesso ai servizi minimi per i cittadini. Non avere un permesso di soggiorno non ti permette nemmeno di avere una SIM telefonica con cui chiamare i tuoi genitori rimasti in patria. Quando Lei pensa di fare l’alternativo scrivendo che bisogna “valutare azioni di carattere temporaneo”, evidentemente non sa che molte persone migranti regolari in questo paese vivono con permessi di soggiorno temporanei!
Sostenere pubblicamente di essere diventato il portavoce della comunità migrante LGBT italiana mi costringe a sfidarLa pubblicamente a trovare una persona migrante, irregolare ovviamente, che dia credito alle Sue dichiarazioni dicendo di non voler avere un permesso di soggiorno con cui stringere un rapporto lavorativo, anche come bracciante o colf, e di non voler avere un ruolo partecipativo nella comunità in cui vive.
La sfido a trovare una persona migrante che non desideri avere un permesso di soggiorno con cui accedere al sistema sanitario in modo continuativo, ad esempio per seguire un percorso di riattribuzione sessuale o per intraprendere un percorso psicoterapeutico dopo una violenza sessuale subita in Italia o durante il viaggio dal paese di provenienza. La sfido a trovare una persona migrante che non desideri avere l’indipendenza legale sufficiente per raggiungere la propria autodeterminazione e uscire dallo schiavismo, dalla tratta e dallo sfruttamento sessuale sempre più insito nella nostra società.
In risposta alle proposte da Lei avanzate, sempre a nome della comunità a cui non appartiene e di cui apparentemente non sa nulla, non posso che citare il dirigente sindacale Aboubakar Soumahoro, che dice che “la qualità stessa della nostra democrazia è subordinata alla qualità di vita dei lavoratori” e aggiunge che “la fase 2 della pandemia ha senso quando si garantisce alle persone migranti irregolari la possibilità di avere un medico di base e di potersi iscrivere all’anagrafe per essere viste come essere umani prima ancora che lavoratori e lavoratrici“.
La Sua visione infantilizzante della comunità migrante LGBT in Italia la porta a suggerire allo Stato di “premiare i lavoratori più volenterosi nel loro adempimento del loro impegno socialmente utile” quando noi cittadini stranieri, regolari e non, vogliamo avere il diritto di esistere e di esercitare i nostri doveri in modo onesto e trasparente, contribuendo al sistema sanitario e pagando regolarmente i nostri affitti, le nostre cure, le rette scolastiche delle nostre figlie e dei nostri figli. Personalmente non desidero alcun riconoscimento morale o economico per il dovere che sento nei confronti della comunità che mi ha accolto: come molte persone migranti faccio del mio meglio per raggiungere semplicemente equità di trattamento e parità di diritti e doveri.
In definitiva, trovo ridicola la Sua riflessione su come combattere il traffico degli scafisti e il caporalato mantenendo il velo dell’irregolarità, costringendo le persone migranti irregolari a una vita di schiavitù e sottomissione in tutti gli ambiti, nonché strumentalizzando le paure delle persone migranti LGBT e favorendo una visione propagandistica, sia di destra che di sinistra, che non vuole prendersi le proprie responsabilità politiche in materia di immigrazione”.