La Business School del Politecnico di Milano è alla seconda edizione (a gennaio 2022) del Percorso Executive SPEM “Spiritualità e Management”. Come il pragmatismo gestionale e la spiritualità umana siano ingredienti entrambi essenziali per manager in gamba, prima persone e poi ingranaggi vitali dei processi di produzione.
L’attenzione crescente verso un nuovo modello di manager e quindi di azienda, più attenta alla qualità della vita inhouse, alle eque opportunità di crescita, al merito, all’apprendimento partecipato, al trasferimento di esperienze intergenerazionali, in breve a far lavorare in un ambiente accogliente e motivante, genera un focus sulla qualità dei rapporti umani, sull’interazione tra persone portatrici di ‘diversità’ e su come l’azienda venga chiamata in causa – anche per la quantità di tempo che in essa si trascorre – per ottemperare ad azioni concrete di advocacy .
È ormai risaputo che dare spazio all’espressione della diversità, accoglierla e saperne trarre insegnamento sono temi ‘caldi’ per molte aziende. Includere la ‘diversità’ nelle sue molteplici interpretazioni può avere una partenza bottom up, ma è poi la consapevolezza del vertice della piramide a fare davvero la differenza. E questo non può essere esclusivamente un’operazione di marketing, priva di quell’autorevolezza sincera ed onesta che proviene dall’adesione a principi etici profondi, ‘digeriti’ e messi in pratica dal management nella vita quotidiana del lavoro.
Il cammino richiede tempo e non può essere scollegato con l’evidente trasformazione della società che stiamo vivendo. In un recente sondaggio di Rai Pubblicità con il quale viene analizzata la qualità dei messaggi di inclusività che la Rai promuove, si rileva che l’attenzione del pubblico verso quell’aspetto è rilevante per oltre il 70% degli ascoltatori. Tuttavia la misurazione stessa, in chiave pubblicitaria, svolta secondo indicatori sociodemografici non considera l’impatto sociale (e non solo economico), come valore trasversale, che educare alla diversità genera.
La qualità di vita, il benessere possono migliorare solo se saremo bravi a scardinare stereotipi, il più diffuso dei quali è quello di una presunta ‘normalità’ che fa da riferimento in ogni contesto. L’esigenza di questo scardinamento si percepisce soprattutto quando la narrativa si apre alle ‘identità’, in particolare quelle sessuali, che ancora non sono comprese, per esempio, nelle nome UNI-ISO di certificazione. Si continua a considerare sempre l’identità maschile e femminile, lasciando nel limbo le decine di identità sessuali intermedie, che non vengono riconosciute, come se non esistessero.
Certo, si sta andando verso una comunicazione sempre più inclusiva. Ma quanto è davvero poi riscontrabile nella vita quotidiana ed in particolare in azienda?