Nessuno avrebbe scommesso sul successo di Parasite. Invece il film coreano diretto da Bong Joon-ho, ad oggi, è uno tra i più belli degli ultimi anni. Arrivato in sordina in Italia, ma apprezzato all’unanime da tutta la critica, ha vinto agli Oscar del 2020 ben quattro statuette tra cui: miglior film, miglior film straniero, miglior regia e miglior sceneggiatura originale. Premi tutti meritati, perché Parasite è davvero uno di quei film da non perdere. Belli come pochi, è capace di raccontare la nostra contemporaneità con uno sguardo schietto e sincero.
Al centro della vicenda c’è una vera e propria lotta di classe tra due famiglie della Corea: i Kim e i Park. La prima è povera e vive nei bassifondi, la seconda è ricca e vive nel lusso più sfrenato. Per una serie di coincidenze, le due famigli si troveranno a vivere sotto lo stesso tetto, ma la convivenza non è facile. Quel fragile castello di carta traballa sensibilmente quando, dalla cantina dei Park, emerge un torbido segreto che mette in pericolo tutti i personaggi della vicenda. Un film di rara bellezza, da gustare tutto d’un fiato, e ora con tre validi motivi, vi spieghiamo perché.
Parasite mixa con naturalezza il drama, la commedia e il thriller
Il pregio del film è proprio quello di aver miscelato, con un pizzico di sagacità, tre generi diversi e tre universi distinti e separati, senza mai farli collidere l’uno con l’altro. Raccontando una vicenda complessa ma al tempo stesso molto fruibile che spazia su piani diversi, si illustra una storia inedita che si prende sul serio senza far perdere mai il ritmo alla narrazione. Infatti per tutta la durata del film, il regista riesce sempre a stupire il pubblico con trovate geniali e colpi di scena da capogiro.
Una saga familiare che nasconde una lotta tra classi sociali
Oltre il drama c’è di più. Sì, perché al di là degli intrighi e dei sotterfugi, Parasite è un racconto fulgido e disinibito di due realtà sociali a confronto. Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio e ognuno dei personaggi ha un motivo per compiere una determinata scelta. Il regista vuole far comprendere quanto è sottile il confine tra ricchezza e povertà, buon senso e follia. Si inscena una vera e propria battaglia classicista il cui risultato è imprevedibile.
Un film in cui non ci sono né vinti né vincitori
Parasite spiazza il pubblico perché mette in scena una storia veritiera, un qualcosa che fino ad ora sul grande schermo non si era mai visto. La società coreana, con tutti i suoi limiti e tutte le sue contraddizioni, non è poi così distante dalla nostra. Questo è un film universale, che mostra il lato più bello e quello più brutto della società in cui viviamo. Ma resta un film in cui, come la vita, non può avere mai fine. È un serpente che si mangia la coda, è un gioco al gatto con il topo in cui non ci sono né vinti né vincitori. A trionfare? È solo il pallido buon senso.