C’è stato un tempo in cui l’omosessualità era un crimine in Germania. Era il tempo in cui l’uomo più importante d’Europa, Guglielmo II, sposato con sette figli, si circondava di una scandalosa tavola rotonda gay che avrebbero cambiato il destino dell’Europa. Non ci stupisce, dunque, ritrovare tra i mecenati del barone fotografo Wilhelm von Gloeden questo imperatore tedesco, assieme a Oscar Wilde, Friedrich Alfred Krupp, Richard Strauss.
All’inizio del secolo, al contrario della Germania, in Italia l’omosessualità era accettata in un rapporto di sudditanza economica. Per questo molti nobili e ricchi nordeuropei preferivano educare al viaggio nel Bel Paese i rampolli gay, perché quel che accadeva in Italia, rimaneva in Italia.
Nell’entourage dell’imperatore il primo a partire fu il re delle acciaierie Alfred Krupp, riconosciuto universalmente come l’industriale all’origine della Prima guerra mondiale, da cui trasse enorme beneficio. Krupp aveva eletto Capri regno incontrastato della sua vita amorosa, con investimenti degni delle feste di Versailles, destinati a orge collettive con tanto di fuochi artificiali all’apice del piacere. Leggende? Non proprio, a raccontare questa storia è Edoardo Scarfoglio marito di Matilde Serao che in un articolo narra dell’arrivo a Capri del “Re dei cannoni e dei capitoni”.
Con lui, talvolta, anche l’amico barone Wilhelm von Gloeden, il quale tuttavia viveva stabilmente a Taormina, dove si circondava di giovanissimi modelli per le sue fotografie, ritratti come putti, fauni e divinità boschive. È testimoniato da diverse fonti che in seguito alla posa fotografica ci fosse quasi sempre una conclusione che includeva la mercificazione sessuale, quindi non lo negheremo, ma indipendentemente da questo, ancora oggi, le fotografie di questo artista hanno molti estimatori.
Il regno di van Gloeden fu dunque Taormina, eletta dal fotografo patria adottiva, e fatta conoscere al mondo quale scenario idilliaco e “perfetto” nella sua accezione classica. Fu van Gloeden a portare nella poverissima città di mare tutte le più importanti personalità dell’epoca per la prima volta, rendendola quella destinazione internazionale che oggi continua ad essere.
Oggi, di quello scorcio di secolo rimangono i ritratti di quelli che divennero per l’epoca delle vere e proprie star: “I ragazzi di von Gloeden”.
Si tratta di foto campestri, identiche a quadri dell’Arcadia pittorica con scene di danza o caccia con la differenza che a danzare e rincorrersi, coperti da succinti velli animali, c’erano solo adolescenti e ragazzini in pubertà che impersonavano vestali e fauni.
Ancora oggi se per caso una di queste foto appare in una mostra, in una vetrina, in un libro a Taormina, non tutti apprezzano. Questi fanciulli, infatti, erano i nonni e i bisnonni delle attuali generazioni, spesso costretti dalla fame a una scelta sicuramente non libera. L’arte è arte, ma come non vorremmo mai vedere un ragazzo gay costretto a una vita sessuale con una donna per compiacere altri, così non apprezziamo che alcuni ragazzi, e addirittura bambini locali, abbiamo partecipato a questa allegra compagnia, non proprio per indole spontanea.
Altro è la storia che queste immagini ci regalano di una Taormina, splendente nella sua forma pura di bellezza Greca, classica. L’eleganza delle immagini spicca ancor di più con questi piccoli pescatori, contadini, così come avvenne con le Madonne-prostitute di Caravaggio, dai piedi sporchi di terra, che sfidavano in chiesa il clero comunicando al popolo il divino e l’umano.
Non possiamo dire che von Gloeden fu amato. Fu ben tollerato dalle persone perché era una fonte di ricchezza, non solo per i modelli. Inoltre, le sue foto divennero presto cartoline di Taormina, ritraendo anche i mestieri locali, paesaggi.
Tutto il mondo celebra oggi questo artista, Taormina e l’Italia meno. Ancora oggi i modelli che parteciparono a questi ritratti sono ricordati come (“chiddi d’ ‘a tila”), ovvero quelli che erano caduti nella tela del ragno. Tuttavia allora l’omosessualità era considerata a Taormina come nell’antica Grecia: una sorta di “esercizio” preliminare al matrimonio con una donna, come narrano diversi antropologi citando anche la spiaggia Spisone, tra Mazzarò e Letojanni, come luogo tradizionale di incontri proibito alle donne. Qui Gloeden trovava i suoi ragazzi come racconterà lui stesso: “I miei soggetti erano contadini, pastori, pescatori. Ci volle molto tempo per entrare in confidenza con loro prima di poterli osservare in mezzo alla natura, avvolti in vesti leggere, per poi selezionarli ed ispirarli con racconti delle leggende di Omero, (…) I modelli erano quasi sempre allegri e contenti, avvolti nei loro abiti leggeri, si sentivano a loro agio all’aria aperta e camminavano suonando il flauto e chiacchierando allegramente. Non pochi di loro si divertivano a posare e non vedevano l’ora che mostrassi loro le fotografie scattate”.
Il mito dell’Arcadia di Taormina è apprezzato soprattutto all’estero. In Italia Nino Malambriì è custode a Taormina delle lastre del fotografo mentre a Firenze la Fondazione Alinari commercializza ristampe originali. Ma è a New York al Leslie Lohman Museum di Soho la più ricca collezione di opere del barone-fotografo.
Di Letizia Strambi
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Cover: Wilhelm von Gloeden – Ritratto classico