La prima volta che ho visto Roma avevo 10 anni e da piccolo archeologo ne rimasi affascinato. Ora che vivo in questa città caotica, mi accorgo che dietro la magnificenza dei monumenti spesso si celano piccole storie, dettagli da non confondere con le storie, spesso inventate che le guide turistiche di una volta raccontano ai loro clienti iniziando così a creare le leggende metropolitane.
Per quanto bizzarro possa apparire, sono i Musei Vaticani a fornire testimonianze importanti riguardo alla vita ed alle opere di artisti omosessuali o presunti tali.
Durante la visita dei Musei Vaticani, si vuole ammirare alcune delle opere più conosciute di un genio come Michelangelo Buonarroti. Tutti conoscono la sua omosessualità e tutti vogliono identificare e relazionare l’aspetto molto androgino delle bellissime Sibille, nella Cappella Sistina, con la sua sessualità. A me piace, invece, pensare che la fortissima devozione michelangiolesca nella fede, lo abbia portato a dipingere corpi femminili un po’ androgini solo perché si poteva rappresentare la bellezza della creazione. Ovvero solo attraverso la contemplazione di un corpo meraviglioso si ha la percezione della bellezza della Natura e quindi del più bel dono che il Dio Padre ci ha dato: la vita. Inoltre, siamo in un momento in cui, con la ricostruzione di una nuova Roma rinascimentale, vi era la scoperta delle antichità romane (e greco romane) con statue i cui corpi, nella loro nudità eroica, dovevano rappresentare non solo il potere supremo ma anche la bellezza della Natura. Ammirando il grande affresco del Giudizio Universale, nell’angolo sovrastante la piccola porta di ingresso, vi è una figura collocata all’inferno, rappresentante Minosse, giudice infernale. Lasciando il racconto che possa essere il ritratto di una Cardinale, Biagio da Cesena, condannato all’inferno per aver criticato l’opera michelangiolesca, sembrerebbe piuttosto che questo ritratto sia quello di uno dei figli, cardinale, del Papa Paolo III che aveva commissionato l’opera a Michelangelo. Si racconta che egli si fosse invaghito del Vescovo di Fano, una piccola città nel centro Italia, la cui bellezza e la giovane età avevano lasciato infranti molti cuori. Dopo l’ennesimo rifiuto alle richieste intime del Cardinale, quest’ultimo ordinò il suo rapimento e l’incarcerazione in una fortezza. Più volte violentato, morirà giorni dopo. Tale fu lo scandalo a Roma ma in particolar modo nella corte papale, che il Cardinale verrà esiliato dal padre Papa e verrà rappresentato nell’affresco all’inferno con orecchie d’asino, simbolo della stupidità umana ed un serpente attorcigliato, simbolo dei peccatori, che morde le parti anatomiche del Cardinale usate per il suo piacere.
Rimanendo in ambito religioso, la nostra comunità riconosce San Sebastiano, come Santo protettore. Il suo culto deriva dal fatto che a partire dal 1500, egli venisse rappresentato di giovani fattezze, bel corpo in atteggiamento molto amorevole. Non tutti sanno, invece, che proprio la agiografia cristiana cita di due santi, Sergio e Bacco, che dovrebbero essere i veri santi patroni per la comunità. Questi due soldati romani furono martirizzati per essersi rifiutati di compiere sacrifici a Zeus. Nella loro storia, infatti, è scritto che Sergio era “il dolce compagno ed amante” dove il temine “amante” è tradotto come amante adulto, forse attivo o dominante. Fino dai primi del VI sec, tutte le chiese sono dedicate ad entrambi e spesso vengono rappresentati con le aureole unite ed intrecciate di fiori, oppure con le mani destre giunte, tipico esempio di “unione civile” dei giorni nostri. Il racconto del loro martirio narra che prima di essere uccisi, furono condannati a sfilare vestiti da donna. Una ulteriore punizione al dileggio generale. Ma non dimentichiamo un’altra coppia di soldati romani, uniti non da fratellanza ma da effetto. Sono Poliuto o Poliecto e Nearco. Scarse sono le informazioni su di loro ma forse, potrebbero essere la vera prima coppia unita per la vita eterna.
Nell’ambito femminile, ricordiamo le sante Felicita e Perpetua. Molti pensano che non siano mai esistite e la loro storia sia più una invenzione postuma. Altri, invece, pensano che più che raccontare un amore al femminile, sia un diario di un gruppo di cristiani condannati a morte e che, nel periodo antecedente il martirio, assistono una di esse, Felicita, che era incinta e prossima al parto.
È sorprendete trovare, sempre nei Musei Vaticani il monumento funebre di Cristina di Svezia, controversa figura della Roma barocca di metà 1600. Cristina era nata per stupire, a cominciare dai primi istanti di vita quando venne presa per maschio perché affetta da ipertrofia clitoridea: le levatrici, in un primo tempo, la dichiarano maschio, primo segno di un’ambiguità che condizionerà tutta la sua vita e ne farà una figura originale e chiacchierata. Si veste da uomo, si converte alla religione cattolica ed ebbe una lunga storia d’amore con Ebba Sparre, bellissima dama di corte.
Ancora nelle “Stanze di Raffaello” si evidenzia la rappresentazione di Saffo, come dea della poesia. Saffo, viveva sull’isola di Lesbo era sposata ed aveva una figlia, tuttavia dedica le sue liriche ad un gruppetto di ragazze di cui era educatrice nello studio delle arti, della musica e nella preparazione al matrimonio. Saffo ripiange le belle giovani, descritte nella loro sessualità, quando lasceranno la scuola per avviarsi alla vita coniugale. Saffo, la poetessa di Lesbo fu quindi la prima a cantare ed a dare importanza all’amore omosessuale, una sorta di femminismo ante litteram, non solo per il fatto di essere stata a capo di una comunità che si occupava della buona educazione, anche sessuale, delle ragazze, ma anche per la velata polemica contro le regole imposte dal vincolo matrimoniale in una società che senza dubbio si fondava sul patriarcato e in cui le donne contavano molto poco.
Di Dario Pennisi
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