Milano, al civico 29 di via Alessandro Manzoni, splende il meraviglioso Grand Hotel et de Milan*****, che fin dal 1863 (tre anni dopo l’Unità d’Italia) è icona dell’autentica ospitalità meneghina.
Il Grand Hotel et de Milan, fratello maggiore del moderno design hotel STRAF in Duomo, fu la prima struttura ricettiva costruita a Milano con un “plus” importantissimo per l’epoca: la presenza in loco di un telegrafo. Fu proprio il telegrafo ad attrarre da subito le grandi personalità del tempo: da politici ad artisti, come Giuseppe Verdi, celeberrimo compositore d’opera (La Traviata, Nabucco, Aida…) che visse e compose qui per ben 27 anni, fino alla sua morte. Proprio a Verdi è dedicata la suite più bella, nella quale è possibile ancora trovare lo scrittoio sul quale venne composto il Nabucco ed il Falstaff.
Gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale, il Grand Hotel et de Milan è rinato sotto la guida dell’architetto Giovanni Muzio, il padre dello “Stile Moderno”. Nel 1991 ha vissuto una ristrutturazione completa, in cui l’apporto tecnologico ha avuto un ruolo determinante. Tuttavia, lo splendore e l’elegante charme è rimasto inalterato.
“Da qui è passata la storia d’Italia e del mondo”, ci raccontano Andrea Piantanida, General Manager e Silvia Fondrieschi, Communication & PR Manager. “Oggi siamo un punto di riferimento ben preciso per molti ospiti, che continuano a venirci a trovare da anni”. “La nostra è una Casa” chiarisce Silvia “in cui riservatezza, privacy e tranquillità sono punti fermi. E non solo. Il Grand Hotel et de Milan è scelto per la sua capacità di ispirazione che spesso gli artisti cercano e che qui trovano nelle suites dei grandi compositori, da Giuseppe Verdi a Lucio Dalla. I musicisti, anche i più innovativi e moderni, ci vengono a trovare perché sappiamo offrire il calore dell’ospitalità italiana con l’eleganza, il buon gusto ed il lusso mai chiassoso della Casa milanese.”
La sensazione che si prova al Grand Hotel et de Milan, fin dal momento in cui il doorman apre la porta d’ingresso, è quella di entrare in una realtà “altra”, ovattata, in cui tutto e tutti si adoperano affinché ci si senta coccolati e riscaldati nel cuore. L’accoglienza nella piccola hall, elegantissima nei suoi arredi Decò, la rastrelliera delle chiavi, ancora originale nel suo legno lucidissimo e certamente depositaria di innumerevoli storie e segreti, le persone, che vivono e lavorano nel Grand Hotel et de Milan, ecco, rendono l’accoglienza impeccabile.
Negli arredi, originali, domina il Decò e l’Art Nouveau. I motivi floreali e bucolici che impreziosiscono mobili e sedute, i grandi specchi restituiscono un senso di leggerezza e di rinnovato fulgore, grazie anche ai restyling condotti negli ultimi anni, in cui la tecnologia ed il digitale hanno perfezionato e rinnovato l’offerta del Grand Hotel et de Milan.
Il Grand Hotel et de Milan è proiettato nella vita milanese e ne è l’alfiere. Numerose sono le vetrine interne che espongono borse ed oggetti di design, gioielleria e profumi di grandi marche del gusto italiano. Restano inoltre testimonianze degli artisti che vi hanno soggiornato, da pittori celebri (De Chirico) a musicisti, a poeti e scrittori. Si racconta che Gabriele D’Annunzio, celebre poeta italiano di inizio XX secolo fosse solito incontrare qui le sue numerose ammiratrici, mentre la celebre attrice e compagna Eleonora Duse, risiedeva al Vittoriale.
L’opera editoriale e commemorativa del Grand Hotel et de Milan, disponibile in loco, è una miniera di storia: sul Libro d’Oro, tra ‘800 ed inizi ‘900 si annoverano ben 2900 personalità da tutto il mondo che hanno soggiornato qui, dal Re d’Italia al sultano di Persia e famiglie della nobiltà europea.
Le 95 camere e suites sono titolate ai grandi nomi dell’arte che hanno lasciato traccia della loro presenza. Ognuna, diversa dall’altra, ricorda i personaggi più significativi che vi hanno soggiornato, anche con scenografie e materiali autentici a loro appartenuti. Tra queste, la Suite Giuseppe Verdi, la suite 306 dedicata ad Enrico Caruso (e “Caruso” è una delle più belle canzoni scritte dal cantautore italiano Lucio Dalla, frequentatore del Grand Hotel ed al quale è stata dedicata una suite alla morte), la 405 alla pittrice Tamara de Lempicka, la 303 ad Ernest Hemingway, la 112 a Rudolf Nureyev, la 114 a Maria Callas, allestita come la scenografia di un teatro, che lei adorava… Inoltre nello stesso libro si trova copia di un telegramma redatto da Giuseppe Verdi, proprio con intestazione “Grand Hotel et de Milan”.
Scegliere il Grand Hotel et de Milan è una decisione consapevole per chi cerca pace, riservatezza e privacy. Per gli artisti e personaggi pubblici è il luogo dell’ispirazione e della ricerca. “Gli ospiti diventano parte di questa famiglia, perché noi siamo un hotel di famiglia”, racconta Piantanida. L’ ospitalità è calda accoglienza, intesa come dono rivolto a tutti, senza pregiudizi, né remore. Oggi si parla molto di inclusività, di pari opportunità: qui si ha la percezione che spontaneamente e professionalmente questi non siano mai stati considerati problemi da risolvere. Una grande armonia nel lavoro, tra persone, e che si riflette sulle interrelazioni con gli ospiti. Tutti sono accolti, senza pregiudizi, davanti e dietro la reception, perché Grand Hotel et de Milan è la residenza milanese per eccellenza. Perché questa è autentica ospitalità italiana.
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