La Camera dei Deputati ha approvato la controversa proposta di legge, nota come DDL Varchi, proposta da Fratelli d’Italia, che intende rendere la gestazione per altri (GPA) un “reato universale”. La proposta, ora, passa al Senato per il voto finale.
Dettagli del voto e posizioni dei partiti
L’aula della Camera dei Deputati è stata teatro di dibattiti infuocati attorno al DDL Varchi. Il dibattito si è concentrato principalmente sull’emendamento proposto da Riccardo Magi (+Europa) che mirava a regolamentare la GPA in Italia, introducendo un registro nazionale delle gestanti. Tuttavia, quest’ultimo emendamento non ha passato il voto, con 191 voti contrari, solo 9 a favore e 44 astenuti.
I voti a favore dell’emendamento sono arrivati da due deputati di +Europa, Fabrizio Benzoni di Azione e da tutti i presenti di AVS, tranne la capogruppo Luana Zanella. Il Partito Democratico non ha partecipato al voto, mentre il M5S si è astenuto. La capogruppo dei Verdi, Luana Zanella, ha votato contro l’emendamento, sostenendo che la maternità non dovrebbe essere “ridotta a un mezzo di produzione a vantaggio di altri”.
“L’emendamento di +Europa viene presentato non per emendare una Pdl che si ritiene ingiusta ma che apre una questione che meriterebbe ben altra sede“, ha precisato la capogruppo del Pd Chiara Braga. Riccardo Magi di +Europa ha replicato che “gli emendamenti si fanno altrimenti si smetterebbe di fare opposizione“.
Tutte le opposizioni si sono espresse contro al DDL Varchi, definito “obbrobrio giuridico” in aula dal deputato Alessandro Zan. “Questa legge introduce uno stigma. Un marchio di infamia che condizionerà per sempre le vite dei figli delle famiglie arcobaleno“, ha detto Zan.
In difesa della proposta di legge, Elisabetta Gardini, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, ha accusato la sinistra di difendere una pratica che “oltraggia la dignità delle donne e calpesta i diritti dei bambini“.
Il voto finale
La proposta di legge, con le dichiarazioni di voto pomeridiane, è stata approvata dalla Camera con 166 favorevoli, 109 contrari e 4 astenuti. Ora la palla passa al Senato per il voto finale. L’unico emendamento approvato al ddl Varchi è stato quello a prima firma Augusta Montaruli (FdI), che esclude la fecondazione eterologa dalla punibilità all’estero.
Rispetto alle reazioni, sia i partiti che le associazioni interessate hanno espresso forti opinioni. L’Associazione Coscioni, associazioni LGBTQIA+ italiane e Famiglie Arcobaleno, che sostenevano l’emendamento di Magi, hanno organizzato una manifestazione ieri, 25 luglio, a Roma, in cui si è ribadito che le famiglie che ricorrono alla GPA non stanno commettendo un reato, bensì un “gesto d’amore”.
Le reazioni politiche e sociali a questa legge continueranno a essere forti e polarizzanti mentre il processo legislativo avanza. Ora, con il voto favorevole della Camera, la proposta di legge passa al Senato per il voto finale.
Il sit-in di ieri 25 luglio a Roma
“Famiglie Arcobaleno”, l’associazione che rappresenta i genitori omosessuali, ha risposto con fermezza al disegno di legge Varchi, proposto da Fratelli d’Italia, il quale punta a considerare la gestazione per altri come un “reato universale”. L’associazione ha organizzato una manifestazione ieri 25 luglio a Piazza del Pantheon a Roma per dimostrare il proprio dissenso.
Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, ha ribadito: “Siamo famiglie, non siamo reati. La soluzione è il confronto, non la criminalizzazione“. Ha enfatizzato che le vie della gestazione per altri sono legittime e rispettose, seguite da molte persone in Europa e nel mondo in conformità con le leggi vigenti.
Crocini ha sottolineato l’ingiustizia del disegno di legge, paragonandolo a un “fantareato“, un reato creato dove di fatto non esiste, analogo a essere arrestati per aver fumato marijuana ad Amsterdam, dove è legale. Ha sottolineato che i processi di gestazione per altri sono coperti dal diritto alla privacy nei paesi dove sono legali.
Crocini ha fatto un appello alle famiglie non direttamente coinvolte e ha avvertito del pericolo del ddl Varchi non solo per le Famiglie Arcobaleno, ma anche per la tenuta democratica del Paese.
Le donne lesbiche in tutta Europa hanno risposto all’appello della Comunità Lesbica* dell’Europa e dell’Asia centrale (ELC) manifestando davanti alle ambasciate e ai consolati italiani. L’ELC ha richiesto la tutela dei diritti delle famiglie lesbiche in Italia e ha respinto l’uso della maternità come strumento politico divisivo. Sono già state confermate manifestazioni a Parigi e a Bruxelles, con altre capitali europee in attesa di conferma.
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