Desiderio e vendetta nella sorte di Giacinto
Il mito greco racconta che Giacinto, bellissimo giovane figlio del dio spartano Amicla, fu amato da Apollo e da Zefiro. Il giovane scelse Apollo e a causa della vendicativa gelosia di Zefiro finì presto i suoi giorni. Ma torniamo un istante indietro per vedere come si consumò la sua compianta morte: Apollo e Giacinto erano intenti nel gioco degli anelli (o il lancio del disco, secondo un’altra versione del mito) che consisteva nel far arrivare degli anelli in un palo piantato per terra, ed è proprio in quei momenti che Zefiro, con un soffio di vento, decide di deviare un anello che Apollo aveva appena tirato per farlo arrivare al giovane che, colpito, morì.
Dal sangue del giovane nacque un fiore che Apollo chiamò Giacinto, un fiore i cui petali portano l’iniziale del suo nome.
Nell’arte l’iconografia mostra spesso Apollo e Giacinto insieme e, non rara, è la ripresa in epoca moderna della morte del giovane con il dio piangente a compiangerla. Il Museum of Fine Arts di Boston custodisce un interessante piatto del V secolo a. C. in cui viene mostrata anche un’altra iconografia legate al giovane, quella in cui Zefiro lo rapisce in volo. In questo piatto (e in modo più esplicito in frammenti di un altro oggi conservato nello stesso museo) il rapimento è dichiaratamente erotico.