La corte suprema delle Filippine, un paese estremamente cattolico, con una decisione unanime, ha respinto una petizione per legalizzare il matrimonio gay.
La petizione fu avviata nel 2015 dall’avvocato gay Jesus Nicardo Falcis III, il quale riteneva che la legge attuale costituiva una violazione dei suoi diritti. La scorsa settimana però la corte suprema ha respinto il suo caso per “motivi tecnici”. Infatti, gli avvocati del governo hanno affermato che siccome Jesus Falcis non avrebbe mai provato a sposarsi non avrebbe beneficiato dei cambiamenti alla legge del 1987 che definisce il matrimonio fra uomo e donna.
Inoltre, con una dichiarazione ai giornalisti, la corte suprema ha fatto notare che “la costituzione non definisce o limita il matrimonio sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere”, reindirizzando la questione al Congresso.
Falcis, dopo aver definito la decisione scoraggiante, ha promesso, insieme a altri attivisti LGBTQ+, di proseguire la battaglia per la parità dei diritti. A riguardo, Danton Remoto, presidente di un partito politico LGBTQ+, ha affermato: “Significa semplicemente che dobbiamo continuare a promuovere un disegno di legge antidiscriminazione al Congresso, dove abbiamo molti alleati”. Remoto ha anche ammesso che non sarà facile in quanto, ha dichiarato: “Il grande ostacolo sarà il Senato, popolato da cristiani fondamentalisti che hanno dimenticato che c’è una separazione tra chiesa e stato”.