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Passi avanti per i diritti LGBTQ+: l’Estonia legalizza il matrimonio egualitario e l’Islanda abolisce le terapie di conversione

Giorgiə by Giorgiə
17 Luglio 2023
Reading Time: 4 mins read

Nel panorama globale dei diritti umani, l’evoluzione delle leggi inerenti la comunità LGBTQ+ rappresenta un termometro fondamentale per misurare il progresso sociale di una nazione. Il mese di giugno, conosciuto a livello mondiale come mese dell’orgoglio, segna spesso momenti storici di avanzamento per i diritti della comunità LGBTQ+. Quest’anno, il 2023, ha visto due sviluppi di rilievo nel panorama europeo: l’Estonia ha legalizzato il matrimonio egualitario, diventando il primo stato baltico a farlo, mentre l’Islanda ha promulgato una legge che proibisce le terapie di conversione, basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.

Questi progressi legali, che rafforzano i diritti e le libertà di una comunità spesso emarginata, segnano non solo un trionfo per i diritti umani, ma dimostrano anche l’impegno continuo di queste nazioni verso l’uguaglianza e la giustizia sociale.

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L’Estonia apre la strada al matrimonio egualitario nel Baltico

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L’Estonia ha scritto una nuova pagina nella storia dei diritti umani, diventando il primo stato baltico a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. La notizia è stata annunciata con orgoglio dalla premier estone Kaja Kallas su Twitter. La legge entrerà in vigore dal 2024.

Il Parlamento estone, nella capitale Tallinn, ha approvato il provvedimento in tempi record, solo due mesi dopo l’insediamento del governo di coalizione liberale. Questo avviene nove anni dopo che il Paese aveva approvato le unioni civili. Nonostante il matrimonio tra persone dello stesso sesso sia legale in gran parte dell’Europa occidentale, la maggior parte dei paesi dell’Europa centrale, un tempo sotto il dominio comunista e membri dell’alleanza del Patto di Varsavia guidata da Mosca, non lo hanno ancora riconosciuto.

L’approvazione del matrimonio egualitario in Estonia è un importante segno di progresso per le democrazie liberali in un’area che in passato ha sofferto l’oppressione dell’Unione Sovietica. Questo avviene in un momento in cui la Russia di Vladimir Putin ha innescato un’ondata di repressione nei confronti della popolazione LGBTQIA+.

In questo contesto, la decisione dell’Estonia può essere vista come un atto di resistenza contro l’autoritarismo e un’affermazione del rispetto per i diritti umani e le libertà individuali. Il primo ministro Kallas, che già ad aprile aveva promesso di legiferare per il matrimonio tra persone dello stesso sesso “il più velocemente possibile“, ha confidato all’agenzia stampa Reuters: “Il mio messaggio (all’Europa centrale) è che è una lotta difficile, ma il matrimonio e l’amore sono qualcosa che devi promuovere“.

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L’Islanda mette al bando le terapie di conversione

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Nel frattempo, l’Islanda ha compiuto un passo significativo nel garantire la protezione dei diritti LGBTQ+ con l’approvazione di una legge che vieta le terapie di conversione sulla base dell’orientamento sessuale, dell’espressione di genere e dell’identità di genere. Il disegno di legge, presentato dalla deputata Hanna Katrín Friðriksson, ha ottenuto un supporto unanime in parlamento, con 53 voti favorevoli e nessun voto contrario. Solo tre parlamentari si sono astenuti dal voto.

Le terapie di conversione, spesso denominate “terapie riparative” o “cura gay”, sono pratiche pseudoscientifiche che mirano a cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona. Queste terapie sono state condannate da numerose organizzazioni mediche e psicologiche in tutto il mondo, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Associazione Psicologica Americana e l’Associazione Psichiatrica Americana.

L’approvazione della legge in Islanda è stata applaudita dalla comunità LGBT+ e dagli attivisti dei diritti umani. Friðriksson ha sottolineato come le pratiche di conversione siano “basate esclusivamente sull’ignoranza e su idee reazionarie” e ha ribadito che “non hanno posto nella nostra società“.

L’Islanda, che è al quarto posto su 49 Paesi nella Rainbow Map di Ilga, ha una lunga storia di sostegno ai diritti LGBT+. Nel 2009, è diventata il primo Paese al mondo ad avere un capo di governo apertamente gay, quando Jóhanna Sigurðardóttir è stata nominata prima donna primo ministro. Dal 2010, l’Islanda riconosce il matrimonio tra persone dello stesso sesso e consente ai cittadini di cambiare il proprio genere senza interventi medici. Le coppie dello stesso sesso possono adottare legalmente, mentre l’omotransfobia è illegale in tutte le sue forme.

Questi sviluppi legislativi in Estonia e Islanda sono un forte segnale della crescente accettazione e protezione dei diritti LGBT+ in Europa e rappresentano importanti traguardi nella lotta globale per l’uguaglianza dei diritti.

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