Come ho scritto diverse volte, il crossdressing è difficile da far accettare soprattutto a se stessi. Sembra strano, ma i primi nemici dei crossdresser sono proprio i crossdresser, che vivono la loro situazione con paura e disagio, trasmettendo queste sensazioni agli altri e così generando un circolo viziosissimo. La maggior parte delle discriminazioni e dei razzismi non esisterebbero se la gente si trovasse di fronte a crossdresser fieri e sicuri di sé.
Anch’io ho avuto tanti anni di problemi, proprio a causa delle mie paure. In famiglia vissi come ostracizzato e per questo motivo le vite mie e quelle dei miei congiunti, de facto, si separarono.
Poi accadde qualcosa. Smisi di essere l’insicuro tremebondo che chiedeva il permesso di presentarsi en travesti, e divenni quello che sono oggi: un uomo fiero di essere come è. Di conseguenza, anche i miei rapporti col mondo mutarono in positivo e, con essi, la mia vita tornò normale.
Era il 2015. Un anno di svolta. Quando si approssimò il Capodanno decisi che era il caso di festeggiarlo tutti insieme. Allora proposi una piccola vacanza, e come meta decisi Zurigo.
Fu proprio quella, la città più grande della Svizzera, a segnare il ritorno della mia famiglia unita. Le ragioni della scelta erano tante. La vicinanza a Milano innanzitutto: appena 280 km, in modo da andare comodi in macchina. Poi la bellezza del tessuto urbano, che accoglie e riassume tutte le caratteristiche elvetiche: paesaggio da favola, centro storico perfettamente preservato, tipicità, efficienza. E mettiamoci anche le luci, le favolose luci delle vie dello shopping, delle piazze e delle piazzette, del lungolago e delle rive del Limmat. Mia figlia non aveva neanche sette anni all’epoca. Mi ricordo che un giorno mi disse: «Papà, è bello qui». Sì tesoro, è bellissimo, per fortuna abbiamo fatto in tempo a portartici da bambina. Zurigo è da decenni in testa alle graduatorie come città più vivibile d’Europa: vuole le auto fuori dalle zone abitate, ha 350 chilometri di piste ciclabili e centinaia di biciclette (anche elettriche) a disposizione gratuita di abitanti e turisti.
Ospita chiese ed edifici monumentali e oltre cinquanta musei. Le acque e le rive del lago sono una palestra per gli sportivi ma anche uno sfogo ricreativo per chi cerca solo silenzio e natura. La cosa incredibile è che si riusciva a trovare silenzio persino negli affollati giorni a cavallo di fine anno (arrivammo il 30 dicembre e ripartimmo il 2 gennaio).
Ma non sono questi i veri motivi – pur degnissimi – per cui la consiglio. Il motivo è un altro: la gente. Camminai da puro crossdresser, in gonna e tacchi, in lungo e in largo per il centro, i negozi, i viali principali. Incrociai migliaia di persone. Ebbi pure modo di conoscere un’amica che da qualche tempo mi seguiva sui social e di cenare con la mia famiglia e la sua. Girai per ristoranti, bar, chiese, biblioteche.
E tutti – indistintamente – mi trattavano da uomo normale. Merito della mia sicurezza? Sì. Ma anche della loro civiltà. A presto, Zurigo cara.
Di Stefano Ferri
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