“Essere transgender non è una transizione medica. È un processo per imparare ad amare te stess* per quello che sei”. – Jazz Jennings
Se nel 2019, l’accettazione dell’omosessualità è ancora piuttosto complicata, lo è ancora di più l’accettazione dell’ identità trans*.
C’è una lunga strada da percorrere affinché alle persone transgender (le persone che non si riconoscono nel proprio sesso) vengano concessi gli stessi diritti delle loro controparti cisgender (le persone che si riconoscono nel sesso con il quale sono nati).
All’inizio di quest’anno il Gender Recognition Act è stato oggetto di dibattito e di polemiche da parte delle associazioni LGBT+: l’atto del parlamento del Regno Unito, che consente alle persone che hanno una disforia di genere di cambiare il proprio genere legale, richiede che anche le persone trans* ricevano una diagnosi di disforia di genere, trattata ancora come malattia mentale. Questo atto è chiaramente in contrasto con quanto afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero che la condizione transgender e gender non conforming non è una malattia mentale.
C’è altrettanta strada da percorrere per quanto riguarda la conoscenza di un tema come quello dell’identità trans*. Le parole, che come sappiamo sono molto importanti per tutti noi, lo sono anche per le persone transgender e transessuali: sono proprio i giornalisti che, spesso, a causa di poca conoscenza, utilizzano termini e pronomi sbagliati. Ad esempio, per le persone transessuali, si tende ad utilizzare il maschile, anche quando la transizione è Male to Female (MtoF), non rispettando, quindi, l’identità di genere.
In occasione della giornata del 20 novembre, che commemora le vittime della transfobia, desideriamo portarti a conoscenza di 3 aspetti relativi all’identità trans* che non tutti conoscono. Prosegui nella lettura per scoprire di più.
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1. Le persone trans* non vogliono “diventare”. Le persone trans* “sono”
Non è raro sentir dire che le persone trans* vogliono “diventare dell’altro sesso”. Per le persone trans* però si tratta esattamente del contrario: loro sanno benissimo a quale genere appartengono e lo sanno probabilmente da molto più tempo di quel che si pensi ed indipendentemente dal coming out, dal cambio del nome o dagli eventuali interventi chirurgici.
Le persone trans*, quindi, non “diventano” un uomo o una donna. Le persone trans* sono sempre state un uomo o una donna.
Anche l’utilizzo del termine “cambiamento del sesso” è errato. Sarebbe più corretto utilizzare l’espressione “allineamento del genere”.
2. Non tutte le persone trans* si identificano come maschio o femmina
Spesso le persone pensano che essere trans* significhi identificarsi come maschio o come femmina.
Vi sono però persone che si situano tra i due sessi oppure che si sentono di appartenere ad entrambi. Le persone trans*, come tutti noi, hanno, infatti, un ampio ventaglio di differenti identità al di fuori del genere binario. Ci sono quelli che, ad esempio, si identificano come “non binari”.
In Italia, tuttavia, il fatto che ci siano individui che non si definiscono né donna né uomo è poco conosciuto. In altre culture è ormai tradizione, invece, che ci siano più di due sessi: in certi Paesi è possibile, ad esempio, inserire la X nel definire il proprio sesso al posto di “M” o “F”.
Per questo motivo è davvero importante (e molto semplice) chiedere alle persone trans* con cui si instaura una relazione quali pronomi preferiscono venissero utilizzati nel rapporto con loro.
3. Non tutte le persone trans* vogliono fare la chirurgia plastica
Sono in molti a pensare che le persone transgender vogliano necessariamente fare il cambio di sesso attraverso un’operazione chirurgica. Sono in pochi, invece, quelli che pensano alla complessità che si cela nell’interiorità di una persona trans*, ma soprattutto che pensano minimamente alle difficoltà in termini di tempo, soldi ed altre risorse che una chirurgia plastica comporterebbe.
Quando incontri una persona che si definisce transgender non pensare al corpo che hai davanti: questo potrebbe essere certamente un ottimo inizio per intessere una buona relazione basata sul rispetto della sua identità.