In Cina, una donna lesbica ha intrapreso una battaglia legale per ottenere la custodia dei figli – avuti con un’altra donna – evidenziando così un grande vuoto giuridico in materia di matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Nel paese, dove l’omosessualità è stata depenalizzata nel 1997, non esiste nessun tipo di legislazione a favore della comunità LGBTQ+ e dal 2003, senza successo, si sta discutendo l’introduzione del matrimonio gay.
Zhang Peiyi, la protagonista di questa vicenda, si è separata dalla partner durante lo scorso anno. Da quel momento, la partner ha interrotto ogni tipo di comunicazione con la donna portando i loro due figli in un luogo sconosciuto. Per questo motivo, nel mese di aprile, Zhang Peiyi, che vuole lottare per la custodia e per il diritto di visita, ha fatto ricorso alla legge.
Si tratta del primo caso al modo di questo genere in Cina e, nonostante il tribunale abbia accettato il caso, non sarà un’azione legale facile: per la legge cinese, Zhang Peiyi e la sua ex partner non sono legalmente sposate nel Paese.
Le due donne erano riuscite ad avere due figli grazie alla tecnologia di riproduzione assistita negli Stati Uniti, luogo dove si sono anche sposate. La partner di Zhang aveva fornito gli ovuli che entrambe avevano portato in grembo. La legge cinese però, oltre a non riconoscere i matrimoni LGBTQ+, riconosce il genitore biologico. Perciò se Zhang può affermare di aver dato alla luce un bambino, la sua ex può affermare di essere la madre di sangue.
A tal proposito, Zhang ha dichiarato a Reuters: “Anche se riesco a trovarli, non riuscirò a vederli. Pensavo, chi altro può aiutarmi?? Ho trovato a malapena un avvocato”.