Secondo i dati diffusi da IBGE, l’agenzia responsabile per le informazioni statistiche del governo brasiliano, fra il 2017 e il 2018, il numero dei matrimoni LGBTQ+ è aumentato del 61,7%, passando da 5.887 a 9.520. I matrimoni lesbici rappresentano il 58,4% di tutte le unioni LGBTQ+. Al contrario, i matrimonio eterosessuali sono diminuiti dell’1,6%.
Gli attivisti LGBTQ+ locali attribuiscono questo boom all’elezione del presidente Jair Bolsonaro, il quale si definisce un “omofobo orgoglioso”. Infatti, 1/5 dei 9.520 matrimoni LGBTQ+ si sono tenuti nel dicembre 2018, mese antecedente all’entrata in carica di Bolsaro (1° gennaio 2019).
Il Brasile è un paese gay friendly con una lunga storia che parte dal 1830 con la legalizzazione degli atti omosessuali. Nel 1969 viene introdotta la possibilità di servire apertamente le forze armate e dal 1999 l’omosessualità non viene più definita come una malattia. Nel 2004 furono introdotte le unioni civili, nel 2010 il diritto all’adozione, nel 2011 l’accesso alla fecondazione in vitro per le coppie lesbiche e nel 2013 i matrimoni LGBTQ+. Inoltre non mancano leggi anti discriminatorie che tutelano la fornitura di beni e servizi, il posto di lavoro, i crimini d’odio…
Ora con l’elezione del presidente Bolsaro, che già più volte negli anni scorsi si è esposto contro l’omosessualità, la comunità LGBTQ+ teme una modifica della legge.