Diana Zurco è il nome della prima conduttrice transessuale assunta dalla televisione pubblica argentina per comunicare in prima serata le notizie del giorno.
Diana nasce nei panni di uomo ed è per questo motivo che si rifiuta di ottenere la laurea; non voleva il nome che non la rispecchiava su un documento così importante. All’età di 17 anni, considerata un ragazzo dai funzionari della scuola, decide di farsi crescere i capelli e di farsi chiamare Diana. Ma i preti della scuola obbligarono tutti i ragazzi a tagliarsi i capelli sopra il colletto della camicia. Diana si rifiutò e fu espulsa dall’università un anno prima della laurea per poi iscriversi alla scuola pubblica, senza completare gli studi.
Non avendo completato gli studi, la Zurco ammette di essersi avvicinata alla prostituzione ma fortunatamente opta per fare la parrucchiera. Più tardi, dopo aver lavorato in un ufficio, sosterrà un difficilissimo esame che superò e grazie al quale poté finalmente studiare per diventare presentatrice.
La ragazza, ormai diventata donna, fu vittima di forti discriminazioni e violenze a causa della sua identità di genere. Ma ora all’età di 40 si è riscattata ottenendo il ruolo di prima transgender ad apparire, come presentatrice, in un notiziario televisivo.
In un’intervista ad Association Press, Diana Zurco ha dichiarato: “La mia presenza sfida la società! È un invito alla società che dice: Questa sono io; dietro di me ci sono molte persone che come me vogliono esprimere loro stessi. Siamo capaci, possiamo studiare, possiamo allenarci e possiamo comunicarti cosa sta succedendo nel mondo”.
Considerando che l’Argentina ha una popolazione transgender compresa fra i 12.000 e 13.000 abitanti, Esteban Paulón– vice presidente della Federazione argentina LGBTQ+ – ha affermato a riguardo: “È un piccolo gruppo e le persone comuni non conoscono in prima persona un transessuale. Questa mancanza di connessione nella vita quotidiana aumenta i pregiudizi e le discriminazioni. La presenza di Zurco come giornalista consentirà alla società prevenuta di vedere che le persone trans sono come tutti gli altri”.