L’Autoritratto nudo dell’artista viennese
Egon Schiele (Tulln an der Donau, 1890 – Vienna, 1918), nell’Autoritratto nudo del 1910 (Vienna, Graphische Sammlung Albertina), mostra il dolente corpo scarno, in una posa di spasmo in cui a posteriori vediamo rispecchiare quel capovolgimento dei valori spirituali, economici e politici internazionali dell’inizio del XX secolo. Schiele, nudo come un martire, esplora la superficie della sua pelle torturata e filamentosa, riportandone a galla la disperazione e il disagio (proprio come nello stesso momento la psicanalisi cercava di fare con la mente umana), mostrando il forte dolore che lo imprigiona, in modo diverso ma assai prossimo a quello del norvegese Edvard Munch (Loten, 1863 – Oslo, 1944) che, alla fine dell’Ottocento, nudo e giallo (colore della peste), si era autoritratto nel fuoco dell’inferno (Oslo, Nasjonalgalleriet).